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SERGIO SOLLIMA, IL PAPÀ DELLA TIGRE


Era il 1976 quando uno sceneggiato moderno - all’epoca -, dinamico, girato a colori nel caleidoscopio di tonalità dell’oriente, tra costumi sfarzosi e vegetazione lussureggiante, lo innalzò agli onori delle cronache televisive. Sergio Sollima portò in televisione le avventure partorite dall’estro di Salgàri col volto di un allora sconosciuto Kabir Bedi nei panni della Tigre della Malesia e di una bellissima Carol André in quelli della Perla di Labuan. Sandokan è senza dubbio l’opera più celebre di Sollima, un regista che ha sperimentato di tutto: dal teatro alla televisione passando per il cinema. 




Classe 1921, romano, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, esordì dapprima come autore teatrale, lavorando con grandi attori come Mario Scaccia, Franco Parenti, Valeria Moriconi e Franca Rame. 


Tomas Milian e Lee Van Cleef ne “La resa dei conti” (1966).


Poi l’approdo al cinema, passando da aiuto regista a sceneggiatore fino a diventare uno dei “maestri” del western all’italiana accanto a Sergio Leone, Sergio Corbucci e Duccio Tessari. La resa dei contiFaccia a faccia e Corri uomo corri, western fortemente politicizzati, con protagonista Tomas Milian, furono i suoi primi grandi successi. 


Kabir Bedi e Carol André nello sceneggiato “Sandokan” (1976).


Poi, negli anni ‘70, la scelta vincente di presentare sul piccolo schermo il personaggio salgariano, consacrando Kabir Bedi e se stesso alla gloria eterna, col beneplacito di milioni di telespettatori. Perché sì, Sergio Sollima è stato tante cose. Innanzitutto è stato uno sperimentatore, uno sceneggiatore e un regista brillanti, un maestro delle inquadrature  e dei primi piani. Ma è stato, soprattutto, il papà della Tigre. Quella Tigre che, a dieci anni dalla sua scomparsa - avvenuta il 1° luglio 2015 -, sta per ritornare in televisione con una produzione che vuole omaggiare l’originale pur dichiarandosi qualcosa di ben diverso. Premessa condivisibile, che lascia spazio alla curiosità. Tuttavia, per chi ha amato particolarmente lo sceneggiato di Sollima, anche solo il pensiero di omaggiare (bene o male, si vedrà) il suo piccolo capolavoro, fa solo piacere.

A.M.M.

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