Passa ai contenuti principali

STEFANO SIBALDI, UN SIGNORE DELLA VOCE


Distinta presenza, brillantezza interpretativa e una voce inconfondibile. Diffidate da chi pensa che il doppiaggio sia soltanto una questione di capacità vocali. Per essere doppiatori bisogna prima di tutto essere in grado di recitare. Dunque possedere anche quelle qualità che apparentemente, in una sala di doppiaggio, possono tranquillamente passare in secondo piano, come fascino ed eleganza.




Stefano Sibaldi nasceva centoventi anni fa, l11 giugno 1905, a Livorno, “culla” del doppiaggio italiano, dove hanno emesso i primi acuti altre voci superbe. Voci (Emilio Cigoli, Carlo Romano, Giorgio Capecchi) che non sono mai state soltanto “voci”. Sibaldi, ad esempio, esordì sulle tavole del palcoscenico alle soglie degli anni ‘30 e si rivelò immediatamente una promessa del teatro nazionale, prendendosi le sue brave soddisfazioni compiendo una lunga gavetta in compagnie prestigiose, lavorando fianco a fianco con Memo Benassi e Rina Morelli, Nino Besozzi e Sarah Ferrati. 


Stefano Sibaldi con Nella Maria Bonora e Felice Romano nel radiodramma “Don Giovanni” di Molière nel 1942.

Quella voce, però, pastosa e squillante, ironica o collerica, non passò inosservata e così Sibaldi capì che valeva la pena sfruttarla. In breve tempo, al teatro e al cinema - dove tra gli anni ‘30 e gli anni ‘40 prese parte a diverse pellicole - affiancò anche la radio. Dai microfoni dell’EIAR (poi divenuta RAI) Sibaldi prese parte a numerosi radiodrammi, cimentandosi con Shakespeare, Molière, Cechov e Bernard Show, consolidando la sua bravura quale interprete disinvolto e misurato. Dalla radio al doppiaggio il passaggio fu breve.


Alcune star internazionali doppiate da Sibaldi. Da sinistra, Glenn Ford, Frank Sinatra, Eddie Albert e Louis de Funés.

 Nel corso di una carriera fulgida, durata ben cinquant’anni, Stefano Sibaldi ha prestato la propria voce a star internazionali come Glenn Ford, Robert Cummings, Eddie Albert, Frank Sinatra, Fred Astaire e perfino al “Totò d’Oltralpe”, Louis de Funés, in alcuni dei film più celebri. Ma è stata anche la voce italiana di alcuni personaggi animati della Disney, come il topolino Timoteo in Dumbo e lo Stregatto in Alice nel paese delle meraviglie. Sotto le insegne della S.A.S. (Società Attori Sincronizzatori), di cui fu tra i fondatori, entrò a far parte di quella schiera di doppiatori gloria e onore del nostro Paese. 


In alto, Stefano Sibaldi con Roberto Chevalier nello sceneggiato “David Copperfield” (1965) di Anton Giulio Majano.
In basso, con Lauretta Masiero nello sceneggiato “Le avventure di Laura Storm” (1965-1966) di Camillo Mastrocinque.


Ma, come dicevamo all’inizio, un bravo doppiatore è prima di tutto un bravo attore e bisogna tenersi in allenamento. Per Sibaldi la “palestra” prediletta furono la già citata radio e la televisione, dove prese parte a diversi sceneggiati. Memorabile nei panni dell’eccentrico signor Dick nel David Copperfield di Majano, ma anche in quelli del commissario Ferretti alle prese con le continue incursioni (spesso risolutive) nelle indagini di una Lauretta Masiero giornalista e investigatrice ne Le avventure di Laura Storm di Mastrocinque. Perché la sua simpatia, la sua classe e la sua eleganza andavano ben oltre le sue “corde”, vibranti, fiere e attive quasi fino alla fine dei suoi giorni (se ne andò il 2 luglio 1996, a novantuno anni). Però, indubbiamente, a farne un grande interprete è stata proprio quella voce. Perché Stefano Sibaldi è stato ed è questo: un signore della voce.

A.M.M.


Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...
GRAZIE, PAPA FRANCESCO! Ho fatto quello che abbiamo fatto un po’ tutti, quello che lui stesso ci ha sempre chiesto. Ho pregato per lui. L’ho fatto per stima, fede e paura.  La paura che potesse abbandonarsi, che la sua ultima immagine rimanesse celata nelle stanze del Policlinico Gemelli. Oggi molti di noi potrebbero  pensare che sia stato tutto vano. E invece no, perché ciò gli ha permesso di resistere e non risparmiarsi fino alla fine. Papa Francesco ha lasciato  quell’ospedale: provato, stanco, aggrappato alla sedia a rotelle come a quella speranza che non ha perso mai. È tornato a casa sua. Ha continuato   a lavorare, anche durante la sua lunga degenza. Ha nominato nuovi cardinali, ha lanciato messaggi di pace.  Ha parlato di guerre inutili, di atroci   sofferenze. Ha incontrato i Reali e il Vice Presidente americano Vance. Ha parlato di Pasqua e di Resurrezione. Ieri mattina ha augurato Buona   Pasqua al popolo di Dio riunito a San Pietro e ha vol...