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CIAO, ALVARO!


Si era legato, in maniera indissolubile, a un genere cinematografico durato il tempo di una cometa, lasciando una rapida scia, per quanto luminosa, nel panorama filmico nazionale. Alvaro Vitali svettava - in senso luminoso, appunto - nella sua piccola statura d’uomo in mezzo a una fauna di poliziotte, soldatesse, dottoresse, infermiere, insegnanti e liceali discinte nei “bollenti” anni ‘70 della commedia sexy. Un genere bistrattato, rinnegato, ma, a modo suo, specchio dell’esigenza non solo di dare libero sfogo a qualche licenziosa concessione all’occhio del pubblico (obnubilato per decenni da una censura che oggi farebbe sorridere), ma anche di regalare un po’ di  “boccaccesco” buonumore in tempi non facili. E Alvaro Vitali era lì, tra Nadia Cassini ed Edwige Fenech, Laura Antonelli e Gloria Guida, tra Lino Banfi e Renzo Montagnani, Mario Carotenuto e Pippo Franco, a godere di quella serie di successi e sbanchi di botteghino nel parterre dei protagonisti. 




A renderlo però esilarante nella sua comicità goffa, stralunata e un po’ sboccata è stato il personaggio di Pierino. La sua immagine in grembiule azzurro e baschetto con pon-pon in testa, mentre racconta barzellette o fischietta, è ancora oggi fresca e limpida in tutti noi. E forse il suo problema è stato proprio questo. Rimanere imbrigliato in quei personaggi che avevano fatto il loro tempo, mentre altri protagonisti di quella stagione lì erano andati oltre. Lui che aveva esordito con Fellini (dal Satyricon, suo esordio sul grande schermo, a I clown), lui che aveva partecipato a Polvere di stelle, con Alberto Sordi e Monica Vitti - era uno degli abituali frequentatori della Galleria ritrovo di artisti e saltimbanchi di avanspettacolo -, poteva aspirare anche ad altro. Non sarà mai stato un grande attore, nel senso tecnico e accademico del termine. Ma parliamoci francamente: quanti altri, meno meritevoli, hanno avuto quel poco in più che fa la differenza? Alvaro Vitali avrebbe sicuramente potuto trovare una strada nuova per emergere, per migliorarsi, per fare qualcosa di importante. E invece, dopo anni di battute e di risate, dopo quella comicità spesso grottesca e forse meno volgare di quel che sembrava al tempo (al giorno d’oggi si vede ben altro perfino nelle cosiddette serie “per famiglie”), Alvaro Vitali se n’è andato, all’improvviso, con ancora attorno a sé un polverone di battibecchi, polemiche e ripicche tra rimpianti, risentimenti, vicende strettamente personali spiattellate a favore del gossip più becero e una amarezza di fondo che non è mai andata via. Mentre lui sì. Lui ha lasciato il suo mondo burlesco per raggiungere una dimensione dove di certo l’ironia, anche quella “colorita”, è maggiormente tollerata. E non escludo che il Padreterno, vedendolo arrivare fischiettando, con le mani in tasca e il basco azzurro in testa, da buon genitore, avrà accolto benevolmente il suo discolo figlioletto. Proprio come faceva la nonna col suo Pierino. Ciao, Alvaro!


A.M.M.

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