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I MATTARELLA: CONTRO LE PIEGHE DELLA STORIA


«Nomen omen». Nel nome si cela il destino di una persona. Se questo è vero, allora è normale che ci fosse comunanza d’intenti, di fede, di sogni, di ideali e di battaglie nei due “delfini” di una famiglia in cui la politica è sempre stato «un lessico familiare», come diceva il primogenito Piersanti Mattarella. Perché oggi il primo dei quattro figli di Bernardo, politico democristiano più volte ministro tra gli anni ‘50 e ‘60, avrebbe compiuto novant’anni. E sicuramente avrebbe gioito nel vedere suo fratello, il “piccolo” Sergio, classe 1941, caricarsi sulle spalle la responsabilità di un Paese in balie delle onde in un mare di sconsiderata follia. 



Spesso capita che i fratelli tra di loro non si somiglino. Che ci siano delle legittime differenze, non solo estetiche ma anche caratteriali. Eppure a legare Piersanti e Sergio c’era qualcosa che andava ben oltre la genetica. Sicuramente la medesima formazione universitaria (Giurisprudenza), la profonda fede cristiana, l’esperienza in Azione Cattolica, la militanza nella Democrazia cristiana - in cui Piersanti emerse ben presto, passando dal consiglio comunale di Palermo alla presidenza regionale, ispirato da Giorgio La Pira e sotto la guida di Aldo Moro. Ma soprattutto la determinazione e il coraggio dell’umiltà. Piersanti Mattarella arrivò ai vertici della Regione Siciliana nel 1978. Aveva vissuto, dall’interno, le condizioni drammatiche in cui versava la sua amata isola: una terra bellissima asfissiata dal cancro mafioso. Appalti truccati, collusioni pericolose tra imprenditori, politici e malavitosi che avevano agganci ovunque: dal settore edile a quello sanitario, dalle piccole amministrazioni comunali agli uffici provinciali e regionali. Piersanti Mattarella diede inizio a un’opera di distensione delle pieghe presenti da decenni nel tessuto sociale, economico e politico  siciliano. Se infatti nel nome, come dicevamo prima, si nasconde il destino di un uomo allora ecco che il suo condensa in sé la funzione che il presidente della Regione Siciliana si trovò a espletare. “Mattarellum”, nome popolare del sistema elettorale voluto nel 1993 dall’attuale Capo dello Stato, ricorda molto l’arnese cilindrico in legno che le nostre madri e le nostre nonne usavano per stendere l’impasto e preparare pasta o biscotti fatti in casa. Ebbene, i Mattarella, prima Piersanti poi Sergio, non hanno fatto altro se non distendere un impasto o  una sfoglia piena di grinze. Piersanti ha portato avanti l’idea di una politica cristiana, popolare, una politica che si dimostrasse davvero al servizio del cittadino e del suo benessere. Una politica autonoma, una politica libera, guidata soltanto dai principi dello Stato e dalla coscienza dell’uomo. Ed è per quella coscienza, umana e politica, che Piersanti Mattarella venne assassinato il 6 gennaio 1980, nel pieno di quel cambiamento epocale. Ed è per la medesima coscienza che Sergio Mattarella, da parlamentare prima (sotto le insegne della Democrazia cristiana, dei DS e infine del PD) e da presidente della Repubblica poi, rieletto per un secondo mandato tre anni fa, continua a guidarci con la luce dei suoi limpidi occhi e col cuore di chi vive la politica per quello che è (o dovrebbe essere): una missione. Anche Sergio lavora col suo mattarello. Anche lui ha quotidianamente a che fare con impasti e  “pasticci” da stendere, operando di braccio e di fermezza. Lo fa con le parole e con i fatti. Lo fa guardando alla disastrosa condizione in cui versa l’Italia, perduta tra il venir meno del sostegno statunitense e l’incombente e nefasta presenza della Russia che “gioca” ai nostri confini (come in una Guerra Fredda 2.0). Lo fa chiedendo alla Madre Europa di riunirsi nell’abbraccio dei suoi ventisette figli. E lo fa pregando e lottando affinché un mondo dilaniato da guerre di varia natura e da manie di grandezza di bulletti e fantocci al potere possa ritrovare quella coscienza che i Mattarella hanno sempre lucidamente conservato. La coscienza che aiuta a riflettere ma anche ad agire. La coscienza che distende le pieghe della Storia per facilitarne il (buon) corso.


A.M.M.


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