CATHERINE SPAAK, L’ASSENTE ESSENZA
Elegante e discinta, innocente e spregiudicata, raffinata e sensuale. È stata angelo e demone, purezza e trasgressione insieme. Ma in fondo, il suo essere stata etichettata, nel pieno dell’adolescenza, come una ragazza fin troppo aperta e libera le ha portato soltanto fortuna. Catherine Spaak avrebbe compiuto oggi ottant’anni, ma la sua immagine di donna matura, affascinante e di classe non ha mai offuscato, nei più, le fattezze filiformi di una fanciulla bionda che osava amare e non se ne vergognava affatto.
Il suo accento francese, mai perduto nonostante una vita e una carriera pienamente costruite in Italia, diventò il simbolo di una sensualità che, col passare del tempo, passò dall’anticonformismo al conformismo a tal punto da spazzar via anni di critiche, polemiche e censure che colpirono la Spaak, con impietosa superficialità, negli anni ’60, quando registi come Alberto Lattuada, Luciano Salce, Dino Risi e Pasquale Festa Campanile la affiancarono a mostri sacri della commedia all’italiana, come Gassman, Manfredi e Tognazzi, completamente rapiti e spesso inebetiti dalla sfacciata e disinibita allegria di una ragazzina avvenente.
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In alto, Catherine Spaak con Vittorio Gassman ne “Il sorpasso” (1962) di Dino Risi. In basso, con Ugo Tognazzi ne “La voglia matta” (1962) di Luciano Salce. |
Ma il riscatto, si sa, prima o poi arriva. E per Catherine Spaak arrivò grazie alla televisione, dove riuscì a reinventarsi come conduttrice, divenendo la perfetta padrona di casa di un programma che è stata la sua fortuna e quella della terza rete: Harem. In un salotto ornato di drappeggi e divani arabescati, con la sua voce sottile e il savoir faire dell’amica pronta alle confidenze più intime, strappò rivelazioni, segreti, curiosità e seducenti risate a grandi protagoniste del nostro spettacolo, da Marisa Allasio a Monica Bellucci passando per Gina Lollobrigida e Claudia Cardinale.
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Catherine Spaak intervista Gina Lollobrigida in “Harem”. |
Donne bellissime disposte a mettere a nudo le proprie fragilità e debolezze senza sentirsi giudicate. Perché Catherine Spaak si è spesso sentita giudicata. Ma quei giudizi estemporanei, dati con troppa superficialità e con una buona dose di invidia, non hanno mai scalfito il suo carattere e quella disinvoltura rivendicata sempre con orgoglio. E mi piace ribadire ciò che scrissi circa tre anni fa, al momento della sua scomparsa. Alla sua “essenza” tutti, prima o poi, si sono arresi e abituati, seppur con riserva. Ma ad abituarci alla sua “assenza”, purtroppo, fatichiamo ancora.
A.M.M.
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