TUTTO “Il Resto” È…GIOIA!
Care lettrici e cari lettori,
vi confesso che alle volte non è semplice. Ci sono momenti in cui mi chiedo: chi me lo fa fare? Che senso ha scrivere cose che, potenzialmente, non interessano a nessuno o meglio, seppur interessano, sono cose di cui si può fare a meno? Mi succede soprattutto nei giorni in cui l’ispirazione sembra non esserci affatto, in cui gli sforzi da fare per mettere in fila pochi concetti sensati sono tanti, specialmente quando si tratta di esprimere una opinione su qualcosa o di fare una riflessione personale su un evento passato, piuttosto che del ricordo di un personaggio così come di un compleanno speciale.
Alla fine non ricevo alcun compenso per quanto faccio, se non la mia personale soddisfazione e il gradimento di chi trova il tempo per leggere quanto scrivo. Però c’è sempre qualcosa che mi spinge ad andare avanti, a scrivere anche quando non vorrei farlo. E sebbene più di una volta abbia desistito in circostanze particolarmente avverse - se non c’è la testa, a nulla vale l’ispirazione -, riesco quasi sempre a raccontare ciò che desidero. C’è poi un piccolo segreto: basta pensare al 3 marzo 2018 e alla gioia che ho provato nel “mettere su” un blog che rispecchiasse me stesso. Sono sette anni che Il Resto del MARINO mi ha visto indossare i panni di direttore, caporedattore, cronista e tipografo (sebbene su rotative virtuali) nel suo mondo fatto di storie nella Storia. Scelsi di ispirarmi ironicamente al quotidiano che diresse anche Enzo Biagi (Il Resto del Carlino di Bologna) perché volevo provare l’ebbrezza di sentirmi davvero una persona degna di poter esprimere pensieri, idee, concetti di natura storico-filosofica ma anche di attualità, oltre che di indossare i panni del narratore di fatti, racconti e personaggi del mio amato Novecento. E devo dire, con orgoglio, di esserci riuscito. All’inizio ero un po’ titubante. Credevo che qualcuno (e magari è anche accaduto) avrebbe pensato: chi è questo? Chi si crede di essere? Riflessione anche giusta, da una certo punto di vista. Tuttavia i risultati sono stati ben diversi: sono arrivati apprezzamenti sinceri, commenti onesti e graditi, anche qualche critica ma sempre costruttiva, raramente distruttiva. Nel frattempo il mio modo di scrivere è molto maturato, ho migliorato il mio stile e la naturale fluidità della mia penna. Sono riuscito anche a scrivere più di due pezzi al giorno - come è accaduto oggi - , spesso pubblicando articoli per almeno cinque giorni su sette. Ma quando si lavora su “calendario”, raccontando ciò che accade o è accaduto in una data precisa, succede spesso di ritrovarsi a lungo con le dita sulla tastiera e lo sguardo fisso sul monitor per leggere, informarsi, prendere appunti, verificare persone, eventi e circostanze e poi mettere nero su bianco quanto si vuole raccontare. Potete capire da soli quanto questo possa essere stancante. A volte ho pensato di lasciar perdere, di dilettarmi in una scrittura più “libera” e personale, a cui purtroppo riesco a dedicare sempre poco tempo. Ma la verità è che Il Resto del MARINO è l’unico che mi ha dato davvero fiducia. Una sorta di alter ego che ha saputo credere in me quando neanche io lo facevo, ma ci speravo. Non potrei mai abbandonarlo. Sette anni, d’altra parte, non sono pochi. Per me è diventato a tutti gli effetti un lavoro. Un lavoro che purtroppo non mi dà un reddito e non mi garantisce neanche formazione certificata. Ma è un pur sempre un lavoro, svolto con impegno e dedizione. In questi sette anni la cosa più importante, però, è stato avere il vostro appoggio fatto di commenti, “mi piace” e condivisioni sulle pagine social. Il vostro affetto e la vostra pazienza nel leggere quanto provo a scrivere nel migliore dei modi è senza dubbio il traguardo più importante. E per citare un grande poeta della musica, Franco Califano, posso dire senza dubbio che, nel mio caso, tutto “Il Resto” è stato anche noia, ma soprattutto gioia: benedetta gioia. Grazie a tutti!
A.M.M.
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