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SERGIO SOLLI, UN GIOVANE APPASSIONATO


Ottant’anni. Una cifra importante. Una cifra che avrebbe meritato lusinghieri festeggiamenti per Sergio Solli, un attore che non si è mai “esibito”, se non nel senso prettamente recitativo del termine. Ma purtroppo, un anno e mezzo fa, se n’è andato via, all’improvviso, senza neanche dare il tempo di prenderne piena coscienza. Era tuttavia nel suo stile. Perché per quanto Sergio Solli sia stato un artista trasversale, in grado di esprimersi al meglio a teatro come in una fiction televisiva, non ha mai preteso di apparire a tutti i costi.




Merito della lunga e soddisfacente palestra del palcoscenico, che cominciò a calcare giovanissimo, a livello amatoriale, mentre aiutava il suo papà, parrucchiere per signore, nell’antico ed elegante quartiere di Chiaia. D’altra parte, i suoi capelli corvini, pettinati con la brillantina e portati lunghi al punto giusto, lasciavano intendere che fosse un esperto di acconciature. Ma per quanto per un ragazzo nato e cresciuto ai Quartieri Spagnoli, lavorare in uno dei quartieri più chic di Napoli potesse essere un motivo d’orgoglio, le sue aspirazioni erano ben altre. Sergio Solli aveva dentro tutti i caratteri della sua città: l’ironia, la leggerezza, ma anche quella collera facile che, se arriva al momento giusto, con intelligenza, riesce a strapparti un sorriso. Ma si sa, i sogni sono belli, ma con essi non si mangia. E così, Sergio si accontentava di recitare per puro divertimento, la sera, dopo giornate trascorse a sistemare le chiome di esigenti signore della borghesia napoletana alle quali regalava sempre qualche pillola di comicità.


Da sinistra, Sergio Solli, Eduardo De Filippo e Marina Confalone in ‘‘Natale in casa Cupiello’’ (1977).


D’altra parte, anche un parrucchiere, a modo suo, è un artista. Nel suo destino, però, c’era ben altro. Bastò poco: un provino e un incontro fortunati. Quelli con Eduardo De Filippo. Sergio Solli passò così dal recitare per passione a recitare con passione, mettendo tutto se stesso in quel mestiere che, ben presto, riempì la sua vita prima fatta di pieghe, bigodini e lacche profumate. Il profumo del palcoscenico, dal San Ferdinando all’Eliseo di Roma, era ben diverso, e Sergio Solli si lasciò ammaliare da quegli afrori di legno e velluti, comparendo nelle più grandi opere del Maestro De Filippo e rivelandosi uno dei suoi giovani attori più promettenti. Da  Questi fantasmi!  a  Natale in casa Cupiello  - anche nella celebre versione televisiva del 1977 - passando per Il sindaco del Rione Sanità, Sergio Solli portò in dote quello spirito di napoletanità che scorreva nelle sue membra. 


Sergio Solli con Benedetto Casillo in ‘‘Così parlò Bellavista’’ (1984) di Luciano De Crescenzo.


E se si parla di napoletanità, non si può non citare il suo ruolo cinematografico più noto in Così parlò Bellavista. Era il 1984: nei panni di Saverio, il netturbino che spazza e sbuffa al ritmo delle farneticazioni di una vegliarda Nunzia Fumo che dal suo balcone proletario dà minuziose indicazioni per la pulizia del vicolo sottostante, Sergio Solli raggiunse quella popolarità che solo il cinema, quando è fatto bene, riesce a dare. Discutendo di arte moderna e Guerra Fredda, numeri da giocare al lotto e piaghe sociali come la droga in coppia con il vice sostituto portiere Salvatore, alias Benedetto Casillo, Sergio Solli divenne uno dei pilastri della filmografia firmata Luciano De Crescenzo, passando da Il mistero di Bellavista  a  32 dicembre


Sergio Solli con Maurizio Mattioli nella fiction “Anni ‘60” (1999) di Carlo Vanzina.


E se si parla di Napoli non si possono non citare due ruoli televisivi degni di nota a mio modesto parere. Il primo è quello del dottor D’Alessio, ispettore delle tasse che perseguita il "palazzinaro" Nino Diamanti, uno straordinario Maurizio Mattioli, nella Roma del “boom economico” magistralmente ricostruita nella fiction Mediaset Anni ‘60, dove Carlo Vanzina ripropone (a ruoli invertiti) la disputa evasore napoletano vs ispettore delle tasse romano ideata dal papà Steno per Totò e Fabrizi ne I tartassati. Il secondo ruolo, invece, è quello dell’eccentrico e poco professionale medico legale Morabito in un’altra fiction Mediaset, I delitti del cuoco, con protagonista Bud Spencer, commissario in pensione che ha aperto un piccolo ristorante sull’Isola di Capri ma continua a dilettarsi in investigazioni. Una serie che - chiaramente - si rifaceva molto ai film di Piedone, altra grande creazione di Steno. Sketch e battute d’altri tempi, da primattori, roba di lusso per attori di lusso proprio come Sergio Solli, che nonostante una carriera brillante - al cinema ha lavorato con Martone, la Wertmüller e perfino Woody Allen - è sempre rimasto un passo indietro. In quasi ottant’anni di vita, insomma, Sergio Solli non ha mai fatto pesare a nessuno la sua esperienza, la sua professionalità e il suo indubbio talento. È sempre rimasto quel giovane dei Quartieri che di giorno faceva lo shampoo alle sue clienti e la sera si divertiva su un palcoscenico dando sfogo alla sua passione. Una passione che ha lasciato il segno ovunque nella storia del nostro spettacolo. Una passione che ha fatto di Sergio Solli il piccolo-grande attore che è stato. Una passione che merita di essere onorata e ricordata. Soprattutto nel giorno del suo compleanno.


A.M.M.


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