Passa ai contenuti principali

BUON COMPLEANNO, GIUSEPPE!


Se è vero, come è vero, che egli ha da sempre una profonda gratitudine nei confronti della televisione, posso allora esordire dicendo, con orgoglio e nostalgia, di averlo conosciuto negli eleganti completi del professor Diego Olivares, titolare della prestigiosa Clinica Life in Incantesimo, una delle prime fiction Rai ancora fortemente legate allo “spirito” degli sceneggiati: espressione, in volti e voci, dei più grandi interpreti del teatro nazionale. 



Giuseppe Pambieri, infatti, tra i protagonisti di quella serie di successo, condivideva quella esperienza con Paola Pitagora (l’indimenticata Lucia dei Promessi Sposi di Bolchi) e Delia Boccardo, anch’esse formatesi artisticamente sui palcoscenici più prestigiosi. E tanti, di quei palcoscenici, ne ha calcati anche lui, nelle sue ottanta primavere trascorse per lo più sulle quinte, a partire dal “Piccolo” di Milano, sotto la direzione di Giorgio Strehler. Da giovane di bell’aspetto e di ottime promesse per l’avvenire, non deluse con l’imbiancarsi di baffi (leggendari) e capelli e lo scorrere delle stagioni teatrali, ha affrontato le più grandi opere, nazionali e non, passando da Goldoni a Shakespeare, da Pirandello a Sofocle, che pochi mesi fa ha portato in scena (Edipo a Colono) assieme alla figlia Micol, avuta dalla moglie, Lia Tanzi, sua compagna in palcoscenico per anni. E se il piccolo schermo l’ha lanciato nel firmamento artistico dandogli la popolarità perché «anche in mutande» era sempre «un gran signore», come sentenziavano la Morelli, la Ricci e la Ferrati nei panni di ingenue e affettuose zie in Sorelle Materassi di Ferrero, il grande schermo non l’ha mai lusingato molto, pur avendo avuto modo di cimentarsi sia col drammatico che col comico, oltre che nei film di genere, come il poliziesco (memorabile, accanto ad Enrico Maria Salerno, ne La polizia è al servizio del cittadino? di Guerrieri) e la commedia sexy. Tuttavia la sua voce, calda e intensa, prestata anche al doppiaggio, gli ha permesso di lasciare il segno anche in pellicole di dubbio gusto. Ma nel suo cuore, nelle profondità del suo animo c’è sempre stato un solo unico grande amore: il palcoscenico. «Un vero attore deve emozionarsi, sempre», ha dichiarato in un’intervista televisiva poco più di un anno fa, parlando della bellezza del teatro. Perché un vero attore non può essere immune dall’emozione. Essa serve ad empatizzare col pubblico, a sintonizzarsi sulle frequenze emotive dello spettatore, coinvolgendolo in ciò che sta accadendo lì, davanti ai suoi occhi, come sotto l’effetto di un sortilegio. E questa malia, che si può vivere soltanto a teatro, negli occhi limpidi di questo grande e instancabile attore è sempre stata autentica. Buon compleanno, Giuseppe!


A.M.M.


Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...