BRUNO CANFORA, L’ARMONIA DELLA “BRAVA” TELEVISIONE
Il Da da un pa per le gemelle Kessler a Studio Uno, lo Zum zum zum di Sylvie Vartan a Canzonissima. Il ritmo sfrenato del Geghegé per Rita Pavone e di Stasera mi butto per Rocky Roberts. Ma anche la dolcezza di Due note e il brio di Brava per la grande Mina. Dietro quei motivi musicali, melodie indimenticabili e propriamente Anni Sessanta, c’erano l’estro, il ritmo e la maestria di un bravo musicista. Sicuramente uno dei più grandi che la nostra televisione abbia avuto: Bruno Canfora.
Nato a Milano un secolo fa, il 6 novembre 1924, Canfora ha legato la sua immagine gentile e la sua prodigiosa bacchetta alla Rai, quale direttore d’orchestra protagonista di decine di pagine televisive scritte, spesso, dal grande Antonello Falqui. Studente di oboe prima - col maestro Serafin, primo oboe della Scala -, di pianoforte poi, Bruno Canfora si innamorò del jazz quando ancora era una musica “proibita” secondo le leggi fasciste. Dai microfoni dell’EIAR, come direttore d’orchestra, passò poi alla neonata Tv diventando uno dei protagonisti di quella piccola rivoluzione culturale in celluloide, animando e rallegrando le trasmissioni più popolari del tempo con la giusta verve. Da via Teulada al Teatro delle Vittorie, da Studio Uno a Canzonissima nelle sue molteplici edizioni, la sua bacchetta ha diretto archi, legni, ottoni e percussioni tra sigle d’apertura, stacchetti musicali ed esibizioni canore, spesso con canzoni di cui egli stesso aveva ideato la base musicale, dando il giusto ritmo a testi scritti da penne prodigiose come quelle di Dino Verde, Lina Wertmüller, Antonio Amurri, Franco Castellano e Giuseppe Pipolo. Ma non solo. Nella sua lunga carriera Canfora realizzò molte colonne sonore di film e le musiche per alcune riviste di Garinei & Giovannini. Tuttavia, la sua figura baffuta e occhialuta, sobria ed elegante, è rimasta per sempre legata alla Rai TV, sui cui schermi apparve per l’ultima volta nel 1995, dall’Auditorium del Foro Italico di Roma, per Papaveri e Papere, una trasmissione che celebrava il Festival di Sanremo - a cui Canfora partecipò più volte - , condotta da Pippo Baudo e Giancarlo Magalli per la regia di Michele Guardì. Anch’essa una pagina televisiva lontana nel tempo e nello spazio, proprio come Bruno Canfora, scomparso ormai da qualche anno (era il 2017) e indissolubilmente legato a quella “brava” televisione di cui si sente sempre più l’assenza.
A.M.M.
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