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RAI RADIO CENTO, SULLE ONDE DELLA FANTASIA E DELLA MERAVIGLIA


Due giri di manopola, un leggero fruscio e una voce chiara, calda e precisa. Era il 6 ottobre 1924 quando Maria Luisa Boncompagni, sotto le insegne dell’URI, Unione Radiofonica Italiana, dava inizio a un sogno. Un sogno da vivere a occhi chiusi e orecchie aperte. Con la testa incollata all’altoparlante, mentre si giocava con le manopole per sintonizzare il programma e raggiungere il perfetto equilibrio tra qualità del suono e sua potenza. 





Dalle grosse radio a valvole, sbuffanti e surriscaldabili come in preda all’ira, alle piattaforme digitali (la DAB) ne è passato di tempo e trascorsa di Storia. La storia drammatica del fascismo, che aveva fatto dell’EIAR la propria “voce”, lasciando un briciolo di leggerezza e speranza attraverso le voci soavi di Alberto Rabagliati e del Trio Lescano e la sfida all’ultima nota tra l’autarchico Cinico Angelini e la bacchetta swing di Pippo Barzizza. La storia del Festival di Sanremo, dai tempi di Nilla Pizzi e Claudio Villa fino ai giorni nostri, con la dolce leggerezza di Giorgia e la voce vibrata e “mistica” di Mahmood. La storia del varietà e dell'intrattenimento radiofonici, da Rosso e nero con Corrado ad Alto gradimento con Arbore e Boncompagni fino ad arrivare a Fiorello e Baldini con Viva Radio2 e Dose e Presta col mitico Ruggito del coniglio. E poi la storia nella Storia, come quella narrata Con parole mie dalla voce di Umberto Broccoli e dalle musiche di Luca Bernardini. Ma non c’è Radio senza calcio, da seguire ovunque, con i piccoli apparecchi tascabili a transistor, mentre la voce roca di Sandro Ciotti trasformava parole in immagini. Così come in vive pedalate di ciclisti ansimanti, tra tortuosi tornanti e discese a rotta di collo, si trasformava la voce di Adriano De Zan, per anni narratore ufficiale del Giro d’Italia (tra radio e televisione). E ancora la storia quotidiana con l’informazione, dal Giornale radio alle trasmissioni di approfondimento, dai documentari di Sergio Zavoli a Radio anch’io  e all’indimenticato  Baobab. Infine, quando il cielo si tinge di scuro, e le parole diventano sussurri, arriva il conforto della fede coi pensieri di Ascolta, si fa sera, uno dei programmi più longevi di Radio 1. Quanti ricordi del passato, quanti momenti del presente, quante immagini. Immagini visibili soltanto a occhi chiusi, lasciandosi trasportare dal suono di voci lontane, racchiuse in quell’oggetto ormai scomparso, rivestito in bachelite, gracchiante e incline alle interferenze, che oggi ha lasciato il posto a piattaforme web come Raiplay Sound, nuova frontiera per la fruizione di informazioni e contenuti in qualsiasi momento e in maniera del tutto gratuita. Perché il modo di comunicare e di informarsi è cambiato, si è evoluto. Dopo un secolo di Storia, infatti, la Radio non è più quella dell’Uccellino, delle Campane a festa che davano inizio alle trasmissioni o del Segnale Orario. Ciononostante, seppur al passo coi tempi, la nostra Radio rimane sempre fedele a se stessa: discreta, precisa, educata e indispensabile. Indispensabile per chiunque sia in grado di sognare e abbia voglia di farlo. Naturalmente sulle “onde” giuste, sempre in FM: Fantasia e Meraviglia. Buon compleanno, Rai Radio! 


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