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MARCELLO MASTROIANNI, IL GIOCO DELLA VITA


Nell’ultima sua intervista, rilasciata a Enzo Biagi poco prima di morire - stroncato da un tumore nel 1996 -, dichiarò di amare particolarmente il termine jouer, che per i francesi non significa soltanto “giocare” ma anche “recitare”. Per Marcello Mastroianni, infatti, recitare è sempre stato un gioco. Un nobile passatempo, grande privilegio per gli adulti che non sono cresciuti abbastanza o, meglio, per quelli che lo sono a tal punto da aver capito davvero quanto sia importante volare con la fantasia e lasciarsi trasportare dalle emozioni. E di emozioni, nei suoi voli pindarici da un personaggio all’altro, dalla commedia al dramma, Marcello Mastroianni ce ne ha regalate tante. 





Si è divertito da matti nei panni di Tiberio, fotografo spiantato con ragazzino a carico che si aggrega alla sgangherata banda di scassinatori de I soliti ignoti di Monicelli. Ha assecondato e materializzato le ossessioni e le follie oniriche di Federico Fellini, dando spessore, volto e animo ai suoi personaggi a metà tra il fiabesco e il grottesco, divenendo una star internazionale a partire da La dolce vita  e  81/2  fino ad arrivare a Ginger e Fred



In alto, Marcello Mastroianni con Vittorio Gassman ne "I soliti ignoti" (1958) di Mario Monicelli.
In basso, con Anita Ekberg ne "La dolce vita" (1960) di Federico Fellini.




Per Pietro Germi è stato uno straordinario adultero uxoricida per amore di una giovanissima e bellissima Stefania Sandrelli in Divorzio all’italiana. Con Antonioni, invece, cercò di scrollarsi di dosso l’immagine del latin lover interpretando un uomo bello e impotente di fronte alle grazie di Claudia Cardinale ne  Il bell’Antonio. Ma fu un tentativo sprecato. D’altra parte, Marcello Mastroianni ha sempre giocato in compagnia. Da Cosetta Greco (Le ragazze di piazza di Spagna), Anna Maria Ferrero (Cronache di poveri amanti) e Giovanna Ralli (Il momento più bello) agli esordi a Catherine Deneuve, conosciuta sul set de La cagna di Marco Ferreri e divenuta sua compagna anche nella vita, nonché madre di sua figlia Chiara.



In alto, Marcello Mastroianni con Stefania Sandrelli in "Divorzio all'italiana" (1961) di Pietro Germi.
In basso, con Sophia Loren in "Ieri, oggi, domani" (1963) di Vittorio De Sica.




Un capitolo a parte, poi, merita il lungo e vincente sodalizio artistico con Sophia Loren, tenuto a battesimo da Alessandro Blasetti e consacrato da Vittorio De Sica in pellicole come Ieri, oggi, domani  e I girasoli. E proprio con uno dei registi che seppe meglio mettere in risalto la sua forte sintonia con la Loren, ovvero Ettore Scola, Marcello Mastroianni diede due grandi prove della sua maturità accanto a Massimo Troisi in  Spendor  e  Che ora è, dove le malinconie di entrambi si univano sensibilmente con risultati strabilianti. 



Marcello Mastroianni con Massimo Troisi in "Che ora è" (1989) di Ettore Scola.



Perché c’era sì gioco, divertimento nella recitazione di Marcello Mastroianni, ma anche tanta malinconia. Si potrebbero fare tanti esempi, citare decine di primi piani del suo sguardo languido e un po’ fanciullesco. Ma se, come diceva qualcuno, la malinconia è la felicità di essere tristi, ecco che tutto torna. Marcello Mastroianni, infatti, ha sempre rivelato un animo particolarmente sensibile. L’animo di un bambino che aveva fatto della tristezza la sua forza e della ricerca della felicità il motivo trainante della propria esistenza. Perché è questo il gioco della vita, tra debolezze, contraddizioni, gioie e attimi di serenità, nella finzione cinematografica come nella rude e cruda realtà. E questo, Marcello Mastroianni, a un secolo dalla sua nascita, continua a raccontarcelo attraverso le sue indimenticabili interpretazioni.


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