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MATURITÀ: SERENA CONSAPEVOLEZZA

Ci siamo. Da questa mattina centinaia di studenti armati di vocabolari, penne e buona volontà hanno dato inizio alle “ultime danze” prima della agognata libertà. Ebbene sì, non credo di essere stato (ormai tredici anni fa) l’unico studente ad aver avvertito quel preciso sentore di liberazione con la conclusione di un percorso di formazione che obbliga ore e ore tra i banchi dai 6 ai 19 anni, dalle elementari alle superiori. Certo, con graduali difficoltà e differenti modalità. Ma si tratta sempre di un atto coercitivo, di un domicilio coatto, di un obbligo legale e morale. Lo so, sto utilizzando parole probabilmente esagerate. Tuttavia consone a chi vi sta scrivendo, che ha sempre considerato il suo vecchio edificio delle scuole materne, elementari e medie una sorta di carcere di massima sicurezza. 



Ironia voluta a parte, credo che tra tutti i ragazzi in corsa agli esami di Stato, oltre alla comprensibile ansia, alle paure, alla fatica di giornate e nottate da trascorrere sui libri mentre molti sono già in vacanza - magari con i piedi a mollo nelle acque dei nostri meravigliosi lidi, al fresco di un parco o di una località montana -, ci sia la convinzione che, tra qualche settimana, dopo le prove scritte e il colloquio orale, si sarà finalmente liberi di decidere per se  stessi, di fare le proprie scelte in autonomia. Ma a che prezzo? Dopo queste notti di “lacrime e preghiere”, come cantava Venditti in quel successo che ha compiuto quarant’anni - diventato il manifesto di generazioni di maturandi -, la sensazione primaria è che sia tutto finito. Quello che nessuno di loro sa, però, prima di varcare per l’ultima volta l’ingresso del proprio istituto di istruzione superiore, è che il “bello”, rigorosamente tra virgolette, comincerà proprio dopo. Cosa vi attende da domani? Cosa volete fare delle vostre vite? Di anni di studio (in apparenza) fine a se stesso? Perché sì, la libertà ha un prezzo, e spesso esso è anche abbastanza alto. Per anni avete vissuto in un ambiente protetto. La “macchina” della pubblica istruzione, dove ognuno di voi era un piccolo ingranaggio che doveva soltanto girare nella giusta direzione. Non vi toccava nient’altro che questo. C’era chi vi diceva cosa fare, come farlo e in quanto tempo. Non eravate “liberi” di decidere da soli, vero. Ma quella costrizione, se ci pensate, era anche rassicurante. In anni e anni di sgobbo, i più, quelli più inclini allo studio e alla fatica di tre compiti scritti a settimana o delle interrogazioni improvvise, avevano calcolato il proprio passo, quello che la scuola gli chiedeva di mantenere. E adesso? Quale passo bisognerà portare per stare dietro a un mondo che corre sempre più forte? Sarete liberi, è vero, ma proprio per questo responsabili di pensieri ed azioni in completa autonomia. Non dimenticherò mai le parole della mia professoressa di Lettere all’ultimo anno di Liceo. Un giorno ci disse, senza mezzi termini, che al di fuori della scuola avremmo trovato un mondo pieno di difficoltà da superare, dove non esistevano gregari o allenatori. Il cammino sarebbe stato tutto in salita, e senza nessuno che ci dicesse come comportarci. Spettava a noi. Ma, purtroppo, parlo per esperienza, lo si capisce soltanto dopo. Ecco, credo sia questo il punto fondamentale: capire cosa vi aspetta al di là della vostra aula. Forse su questo voi ragazzi non siete molto consapevoli. La libertà è una conquista ma non c’è conquista senza consapevolezza. E la consapevolezza non te la insegnano a scuola. O sì? Forse la si trova tra le righe di una versione di latino, nelle parole di un filosofo greco, nei versi di una poema cavalleresco, o tra le parentesi graffe di una equazione di secondo grado a più incognite. La consapevolezza è quella che si acquista proprio studiando materie apparentemente inutili (secondo i gusti di ognuno), ma in grado di dare quegli strumenti indispensabili per approcciarsi alla realtà, quella vera. Quella in cui vi ritroverete catapultati da qui a qualche mese e che vi fagociterà nella sua immensa moltitudine indebolendovi o rendendovi più forti. Da cosa dipenderà questo? Proprio da quella consapevolezza che apparentemente nessuno possiederà davanti alla commissione d’esame, ma che si renderà conto di avere dopo. Ma oltre alla consapevolezza ci vuole anche serenità. Non lasciatevi travolgere dalla foga di un tempo che sembra spingervi a correre a tutti i costi. Godetevi queste giornate, studiate con impegno ma anche con leggerezza. Di tempo per “soffrire” davvero ne avrete, statene certi. Portate a casa il vostro risultato, qualunque esso sia - non sarà mai un voto a descrivervi come persone - e poi andate in vacanza, dove vi pare, e prendetevi tempo per riflettere su quello che volete fare. E quando avrete deciso, seppur tra mille dubbi, provate, provate sempre. Se vi accorgerete di non essere sulla strada giusta, cambiatela, senza paura. L’importante è fare tutto con serenità, mettendoci sempre il cuore. La consapevolezza, poi, come una ciliegina sulla torta, renderà il vostro cammino più dolce. In bocca al lupo!

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