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 EMILIO COLOMBO: IN "VOLO" AI VERTICI DELLA PRIMA REPUBBLICA


 "Dritto come un manico d'ombrello, una voce tersa come la brina". Così lo descriveva Indro Montanelli e in queste parole si racchiude una delle tante storie del Dopoguerra italiano, fatte di coraggio e di fermezza. Emilio Colombo era un uomo retto, in grado di fare del bene, ma anche di sbagliare, chiedendo umilmente scusa. Il suo cuore lucano batteva forte, al ritmo del progresso che l'Italia democristiana di De Gasperi cominciava a conoscere tra riforme e ricostruzioni. 




Cresciuto negli ambienti dell'Azione Cattolica, Emilio Colombo si avvicinò alla politica dopo una laurea in Giurisprudenza alla "Sapienza" di Roma, entrando nelle fila della Democrazia cristiana e venendo eletto a soli ventisei anni all'Assemblea Costituente. Passando attraverso vari Ministeri, da quello dell'Agricoltura e delle Foreste a quello del Bilancio, Colombo si fece promotore di una politica volta al miglioramento delle condizioni di vita del Mezzogiorno, con un occhio volto sempre al benessere della sua Basilicata e della natia Potenza - dove venne alla luce l'11 aprile 1920 -, di cui fu anche sindaco dal 1952 al 1954. Ma nei suoi ideali di matrice degasperiana c'era anche il sogno di un Paese libero e democratico aperto al dialogo e alla cooperazione, coltivato da presidente del Consiglio (1970-1971) e soprattutto da presidente del Parlamento Europeo (1977-1979). La sua ascesa politica si concluse nel 2003, con la nomina a Senatore a Vita per volere del Presidente Ciampi, l'ultimo riconoscimento da aggiungere al suo splendido cursus honorum, non privo, però, di qualche défaillance. Limpido anche nello sguardo, filtrato dalle lenti dei suoi occhiali, Emilio Colombo riuscì anche a scusarsi con la sua nazione, quando venne coinvolto in una inchiesta sul traffico di cocaina a Roma e ammise, francamente - anche se molti anni dopo -, di averne usufruito soltanto per ragioni terapeutiche. Tutto questo con lucidità e umiltà, specchio di una integrità morale conservata fino alla fine - sopraggiunta il 24 giugno 2013 - ed emblematica di un certo "modus" di fare politica di cui Colombo e il suo "volo" ai vertici dello Stato sono stati espressione.

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