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 FERRUCCIO DE CERESA: MODESTIA E DISCREZIONE


Dobbiamo tanto alla prosa televisiva e ai gloriosi sceneggiati Rai. Opere di gran pregio interpretate da bravissimi attori di teatro che senza la "memoria" del piccolo schermo sarebbero stati dimenticati. Tra questi c'è Ferruccio De Ceresa, scomparso trent'anni fa, il 17 aprile 1993, dopo una vita intensa dedicata al palcoscenico. Classe 1922, genovese, laureato in Legge, iniziò a muovere i primi passi nella sua città, esordendo nella compagnia sperimentale dedicata a Luigi Pirandello, dove conobbe Elsa Albani, con la quale diede vita a un longevo e vincente sodalizio, artistico e sentimentale. 



Si cimentò con Shakespeare e Goldoni, con Miller e Flaiano. Lavorò con Gianrico Tedeschi, Alberto Lionello e Ivo Garrani. Fu con Strehler al "Piccolo" di Milano, ma fu soprattutto membro della "Compagnia dei Giovani" fondata da Romolo Valli, Giorgio De Lullo, Anna Maria Guarnieri e Rossella Falk. 


Ferruccio De Ceresa in scena con Anna Maria Guarnieri ne "Il diario di Anna Frank" (1958) per la regia di Giorgio De Lullo.


Alto, distinto, dalla dizione impeccabile, Ferruccio De Ceresa conobbe grande popolarità grazie alla neonata Tv, comparendo in numerosi sceneggiati diretti da registi come Anton Giulio Majano e Daniele D'Anza. Da "La cittadella" con Alberto Lupo a "Il giudice e il suo boia" e "Il sospetto" con Paolo Stoppa, che affiancò anche ne "Il commissario De Vincenzi". 


In alto, Ferruccio De Ceresa (al centro) con Alberto Lupo e Laura Efrikian ne "La cittadella" (1964) di Anton Giulio Majano.
In basso, De Ceresa con Paolo Stoppa ne "Il sospetto" (1972) di Daniele D'Anza.


Ma comparve anche in diverse edizioni televisive delle commedie di Eduardo De Filippo. Ruoli quasi mai da protagonista (eccezion fatta per "ESP" di D'anza, nel 1973), ma sempre in grado di metterne in evidenza il talento e la recitazione sempre sobria e misurata. Al cinema, invece, la sua presenza fu saltuaria e incostante. 


Ferruccio De Ceresa con Giro Maringola ne "Il sindaco del rione Sanità" (1979) di Eduardo De Filippo.


D'altra parte, Ferruccio De Ceresa fu fino alla fine un teatrante, vivo solo dietro al sipario. Lì dove la sua arte conobbe l'apoteosi, supportata da una costante presenza televisiva, che contribuì non poco alla sua popolarità, nonostante croniche modestia e discrezione che impedirono a De Ceresa, nonostante premi e ovazioni, di ricavarsi un posto di prim'ordine nella storia dello spettacolo nazionale, ma non nel cuore dei telespettatori. Quelli di ieri, che hanno potuto godere della sua immensa presenza scenica dagli schermi dei vecchi televisori a valvole e quelli di oggi, che possono rivivere quelle emozioni grazie alle prodigiose risorse di RaiPlay.

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