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 FRANCO FRANCHI, IL VOLTO PIU' COMICO DEL MONDO


 Urla isteriche e smorfie facciali. Frenesia nei movimenti, occhi fuori dalle orbite, singulti e offese ingenue all' "intelligente" compagno d'arte. Franco Franchi è stato tutto questo: un concentrato di ironia, di genio, di atletica padronanza della scena. Accanto al suo "Cicciuzzo" sbancò ai botteghini italiani interpretando fessacchiotti siculi, improbabili cowboy, ingenui ladruncoli di polli e stralunati agenti segreti in leggendarie parodie di celebri pellicole. Ma la sua fine, sopraggiunta trent'anni fa esatti, il 9 dicembre 1992, non fu per niente giusta. Francesco Benenato - per l'anagrafe - non aveva avuto una vita semplice. Quarto di quattordici figli, nato e cresciuto nei vicoli di Palermo - dove nacque il 18 settembre 1928 -, iniziò a lavorare giovanissimo, svolgendo molteplici mestieri, dal muratore al facchino. 




La strada fu la sua palestra artistica, e proprio lì nacque il Franco Franchi che tutti abbiamo conosciuto. Istrionico, ironico, atletico - amava molto lo sport -, con quel volto "di gomma" che declinava in molteplici espressioni, dall'isterico al malvagio al tonto. Con la "posteggia", tra ristoranti, pizzerie e angoli di strada, Franco Franchi si fece conoscere tra spettacoli canori e simpatiche imitazioni, prima di fare un incontro destinato a cambiare la vita sua e di un altro artista palermitano. Era il 1954 quando, nella Sala Italia - un bar ritrovo di artisti a Palermo -, incontrò Francesco Ingrassia, in arte "Ciccio", dando inizio a quella lunga storia d'amore che li avrebbe visti calcare prima i palcoscenici dell'avanspettacolo, poi i set cinematografici e televisivi. Basso, tarchiato e "popolare" l'uno, alto, allampanato e distinto l'altro, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia divennero semplicemente Franco e Ciccio, azionisti al 50% di una società a comicità illimitata "sponsorizzata" per la prima volta da Domenico Modugno, che li fece esordire prima al cinema (in "Appuntamento a Ischia" di Mattòli) poi al Sistina nella celeberrima commedia targata G& G, "Rinaldo in Campo", nel 1961. 


In alto, Franco Franchi con Ciccio Ingrassia in "Sedotti e bidonati" (1964) di Giorgio Bianchi.
In basso, ne "I due figli di Ringo" (1966) di Giorgio Simonelli e Giuliano Carnimeo.


Da lì, Franco Franchi riuscì a dimostrare la sua innata verve giullaresca, inizialmente poco compresa dal circuito teatrale ma poi esplosa tra applausi e risate negli oltre centoventi film girati in coppia con Ciccio. Quelle gustose parodie nonsense ancora oggi godibilissime: da "I due figli di Ringo" a "Sedotti e bidonati", da "00-2 Agenti segretissimi" a "Per un pugno nell'occhio". Franco nei panni dello sciocco, Ciccio in quelli del saggio, riuscirono a farsi un nome tra gli spettatori, ma una certa critica si mostrava molto restia a dargli i meritati riconoscimenti. Fu forse anche questo - oltre alla volontà di dimostrare il proprio talento oltre la coppia - a portare Franco Franchi e Ciccio Ingrassia a prendere le distanze, dopo un famoso litigio che li vide per un lungo periodo separarsi. Tuttavia, tale decisione non ebbe i medesimi risvolti per entrambi. Mentre Ciccio, infatti, riuscì a dimostrare il proprio talento anche come regista ("L'esorciccio") e soprattutto come attore drammatico (lavorò con Elio Petri, Federico Fellini e Florestano Vancini), Franco si dedicò invece al canto - sua grande passione - ma rimase troppo legato alle sue macchiette, continuando a girare film parodie, più o meno riuscite, più o meno squallide ("Il figlioccio del padrino", "Ultimo tango a Zagarol"), che di sicuro non contribuirono molto alla sua crescita artistica. 


Franco Franchi e Laura Belli ne "Il figlioccio del padrino" (1973) di Mariano Laurenti.

D'altronde, la loro forza, il loro segreto era proprio quella complicità tipica di chi si ama davvero. E quei due, in fondo, non smisero mai di farlo. Fu così che negli anni '80, Franco e Ciccio tornarono nuovamente insieme sulla scena, in televisione e al cinema, dove si riconciliarono piacevolmente in un episodio del film "Kaos" dei fratelli Taviani, in cui ricostruirono atmosfere e sentimenti della nota novella pirandelliana "La giara". Finalmente, la critica si accorse di loro. Franco e Ciccio avevano superato le "colonne d'ercole", ma era solo una piacevole illusione.


Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in "Kaos" (1984) dei fratelli Taviani.


All'orizzonte erano in agguato altri problemi per il povero Franco, che si vide recapitare a casa un avviso di garanzia dal giudice Falcone con l'accusa di associazione mafiosa, secondo le dichiarazioni di alcuni pentiti. Ovviamente, non era vero nulla, ma quella vicenda, unita a seri problemi di salute, lo avrebbe segnato irrimediabilmente. Nel 1992, pochi mesi prima di morire - ricoverato in una clinica per emorragia interna - Franco apparve per l'ultima volta con Ciccio nel varietà "Avanspettacolo", su Rai3. Nella puntata finale, Franco, visibilmente provato, commosso e magrissimo, ci tenne a ringraziare il pubblico che per decenni li aveva sempre amati e sostenuti. Fu il suo addio, fortemente amareggiato dall'impossibilità di continuare a lavorare come avrebbe desiderato, a far ridere la gente, a gioire di una vita forse troppo ingiusta, soprattutto alla fine. No, di sicuro Franco Franchi, il volto più comico del mondo, non meritava una fine così drammatica, ma poco importa. Perché Lassù, accanto al suo "Cicciuzzo", può ancora godere dell'affetto, della simpatia e della riconoscenza di chi non li ha mai dimenticati.

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