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 ENZO MAGGIO, L'ARTE DI ARRANGIARSI


Era il più grande della gloriosa dinastia dei Maggio ma è sempre stato quello meno noto e conosciuto. Perché Enzo Maggio, figlio del capocomico "Mimì" e fratello di Beniamino, Dante, Pupella e Rosalia (a cui vanno aggiunti i semisconosciuti Icadio e Margherita, scomparsi prematuramente), ebbe una esperienza artistica molto più silenziosa e discreta, ma non meno intensa. Nato a Napoli il 10 ottobre 1902, Vincenzo "Enzo" Maggio crebbe sul palcoscenico, portandosi dietro i suoi fratelli minori: Dante e Beniamino (divenuti noti soprattutto sul grande schermo quali caratteristi), Pupella, che diverrà una delle "muse" di Eduardo, e Rosalia, rimasta per sempre legata al teatro più popolare. Furono le medesime scene, i grandi e i piccoli teatri a vedere emergere il talento dei Maggio, in primis di Enzo. Iniziò col repertorio vernacolare per poi lanciarsi nell'avanspettacolo. 




Piccolo di statura, magrissimo, dal volto allungato e smunto, dominato da folte e nerissime sopracciglia, Enzo Maggio aveva il fisico e la verve per poter sfondare là dove i caratteri, somatici e anagrafici e regionali, servivano a rappresentare figure tipo. E infatti, come i fratelli Dante e Beniamino, anche Enzo riuscì a trovare posto in numerose pellicole, soprattutto commedie, in cui servivano figure di napoletani popolari, più o meno ingenui, più o meno imbroglioni, simpatici ed estroversi, in pellicole farsesche, sentimentali o nei musicarelli. 


Enzo Maggio con Brunella Bovo ne "Lo sceicco bianco" (1952) di Federico Fellini.


Dagli anni '50 e fino alla sua scomparsa - avvenuta il 13 luglio 1978 -, Enzo Maggio prese parte ad oltre sessanta film, per quanto in ruoli quasi sempre defilati, più da generico che da vero e proprio caratterista - come accaduto, ad esempio, a Dante. Baristi, portieri, facchini, ladruncoli sono le parti che vengono offerte a Enzo Maggio nell'arco della sua lunga presenza sul grande schermo. 


Da sinistra, Enzo Maggio, Ingrid Simon, Lorella De Luca, Valeria Fabrizi e Sandra Mondaini in "Caccia al marito" (1960) di Marino Girolami.




Rilevante, a mio avviso, una delle sue ultime interpretazioni: quella di Gennarino, l'incapace e sventurato borseggiatore legato da un rapporto di "amicizia" col commissario Rizzo /Bud Spencer che cerca in tutti i modi di evitargli la galera, in "Piedone lo sbirro" e "Piedone a Hong Kong" di Steno. Un ruolo che, a pensarci, metteva in risalto una delle virtù migliori di Enzo. La qualità principale di un vero artista napoletano: saper fare di necessità virtù. Enzo Maggio non riuscì ad affermarsi come i suoi fratelli. 



Enzo Maggio con Bud Spencer in "Piedone lo sbirro" (1973) di Steno.



Come Rosalia rimase fondamentalmente un "guitto" del teatro più popolare. Questa sua caratteristica, questa sua spontaneità gli permise però di cimentarsi anche con un teatro diverso - lavorò nella rivista con Amendola e Maccari - e con quelle commedie dirette da registi che ricercavano soltanto la naturalezza nei propri interpreti. Ebbene, a centoventi anni dalla sua nascita, credo che Enzo Maggio meriti la giusta considerazione, e non solo come membro di una straordinaria famiglia d'attori, ma soprattutto quale custode e interprete della più grande dote di un vero napoletano: l'arte di arrangiarsi.

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