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 E. B. CLUCHER, IL "PAPÀ" DI TRINITÀ E DI UN MONDO FANTASTICO


 Se fu Giuseppe Colizzi a farli incontrare e a tenerli a battesimo con "Dio perdona...io no!", è anche vero che a consegnare definitivamente alla storia del cinema Bud Spencer e Terence Hill fu lui, Enzo Barboni. Il nome, forse, non suggerirà molto ai più, perché quello che compariva sotto la dicitura "regia di" nei titoli di testa di cult come "Lo chiamavano Trinità" e "Nati con la camicia" era E. B. Clucher. 



Lo pseudonimo che Barboni scelse (unendo alle iniziali del suo nome il cognome della madre) per rendere più credibili quei film che facevano il verso ai western e ai film d'azione statunitensi. La sua carriera, però, iniziò molto prima del 1970, quando l'iconico film con protagonisti i fratelli Trinità/Hill e Bambino/Spencer sbancò al botteghino con un successo straordinario. Figlio d'arte - suo padre, Leonida Barboni, fu un celebre direttore della fotografia per registi come Pietro Germi e Renato Castellani - Enzo Barboni nacque a Roma un secolo fa, il 10 luglio 1922, e iniziò a lavorare appena ventenne nel cinema, prima come operatore e poi come direttore della fotografia e sceneggiatore.

 

Bud Spencer e Terence Hill in "Lo chiamavano Trinità..." (1970).



Lavorò con diversi registi italiani, come Sergio Corbucci, con cui collaborò per la fotografia nell'epico "Django" con Franco Nero e in alcuni film con protagonista Totò, come "I due marescialli", "Lo smemorato di Collegno" e "Gli onorevoli". A consacrare però Enzo Barboni alla gloria - passato dietro la macchina da presa con uno sfortunato western "tradizionale" - fu il sodalizio con l'esilarante coppia di amici/nemici più famosa del cinema, Bud Spencer e Terence Hill. Con "Lo chiamarono Trinità..." e il seguito dell'anno successivo "...continuavano a chiamarlo Trintà", Enzo Barboni rese inossidabile quel duo destinato a dominare il grande schermo per ben due decenni, passando dalle parodie western (dove ai fischi delle Colt si sostituivano i tonfi delle scazzottate) a film d'azione a metà strada tra il poliziesco e la commedia italiana, come il sopracitato "Nati con la camicia" (1983), "I due superpiedi quasi piatti"(1983) e "Non c'è due senza quattro" (1984). 


In alto, Giuliano Gemma e Bud Spencer in "Anche gli angeli mangiano fagioli" (1973).
In basso, Bud Spencer e Terence Hill ne "I due superpiedi quasi piatti" (1977).


Pellicole piene di ironia, prive di volgarità e in grado di garantire un'ora e mezza o poco più di spensieratezza e divertimento. Film che fecero di E. B. Clucher un regista molto apprezzato e per sempre legato a Bud Spencer e Terence Hill, con i quali lavorò anche separatamente. Barboni, infatti, diresse Terence Hill in "Renegade - un osso troppo duro" (1987) - in cui l'attore recitò con il figlio Ross - e Bud Spencer in "Anche gli angeli mangiano fagioli" (1973)  - in coppia con Giuliano Gemma - e  "Un piede in paradiso" (1991). Tuttavia, passato quel periodo di grandi successi, Enzo Barboni decise di abbandonare il cinema. L'ultimo film da lui diretto fu "Bambino & Trinità...e adesso tocca a noi!" (1995) un infelice remake con Keith Neubert e Heath Kizzier nei panni dei figli di Bud e Terence. Un tentativo infelice di riportare in auge un genere, il western, ormai da tempo al tramonto, come quegli stessi film che avevano reso celebri la coppia d'attori. 


Terence Hill con Bud Spencer in "Nati con la camicia" (1983).


Fu così che il nome di E. B. Clucher cadde nel dimenticatoio, fino a quando anche Enzo Barboni se ne andò, il 23 maggio 2002. Ma questo non ha cancellato con un colpo di spugna ciò che ci ha lasciati. Perché Enzo Barboni ha saputo creare un genere nuovo, scimmiottando il western "puro" e sostituendo alla morte qualche ceffone ben assestato. E al posto di fiumi di sangue quelli delle risate che inondavano le arene cinematografiche ad ogni cazzotto di Bud e Terence. Ma ci ha lasciati soprattutto Trinità, il misterioso cowboy dallo spolverino scuro e polveroso come il suo passato e lercio come il suo "fratellone" dal nome (Bambino) così inappropriato all'immensa mole di Bud. Barboni, in definitiva, è stato il "papà" di un mondo pieno di ilarità e fantasia, che fu d'ispirazione per molti altri registi del tempo. Un mondo ancora oggi onorato e ricordato come dovrebbe essere ricordato anche lui.

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