PIERO PICCIONI, IL RITMO DEL CINEMA
È passato un secolo dalla sua nascita, ma le sue melodie sono quanto di più vivo esista nel panorama della musica da film. Insieme ad Armando Trovajoli, Nino Rota ed Ennio Morricone, Piero Piccioni ha saputo ammaliarci con le sue note. Infilandole una dietro l'altra amabilmente, costruendole su personaggi, volti, sorrisi, sospiri, ambientazioni e circostanze.
Involontariamente, le sue musiche rischiarono anche di legarsi ad uno dei primissimi gialli della storia repubblicana, ma nonostante tutto riuscirono a scrollarsi di dosso quella cattiva nomea, regalandoci grandi emozioni. Nel 1953, infatti, Piero Piccioni era già nel pieno della sua carriera. Avendo abbandonato per sempre l'idea di fare l'avvocato come avrebbe voluto suo padre, il deputato e ministro democristiano Attilio Piccioni, aveva ormai da vent'anni cominciato a suonare. Aveva mosso i primi passi nella musica prima della guerra, per poi fondare l'Orchestra 013, con la quale ebbe un lungo successo radiofonico. Nell'aprile del 1953, però, Piccioni - già sui rotocalchi per via di una storia d'amore con l'attrice Alida Valli - venne accusato di essere tra i responsabili dell'assassinio di Wilma Montesi, una ragazza perbene, di modesta estrazione sociale, trovata morta sulla spiaggia di Torvajanica, sul litorale romano, e implicata in una losca storia di sesso, droga e politica. Il "Caso Montesi" - ancora oggi ben poco chiarito - lo vide scagionato definitivamente quattro anni dopo, ma fu responsabile della fine dell'epopea politica del padre, che si dimise da ministro degli Esteri scomparendo totalmente dalla scena nazionale. Sono però quelli gli anni in cui la musica di Piccioni si fa conoscere. Appassionato di jazz, aveva iniziato a suonare il pianoforte - strumento che imparò a suonare da bambino da autodidatta - in radio nel 1938, e già prima della fine della guerra, con la sua Orchestra 013, fu uno dei primi musicisti jazz a portare in Italia quella musica "proibita" durante il Ventennio.
Ma è senza dubbio la sua produzione come autore per il cinema ad averlo consacrato al successo internazionale. Il suo nome è indissolubilmente legato a quello di Alberto Sordi, per cui ha composto le musiche di tutti i suoi film da regista, da "Fumo di Londra" a "Incontri proibiti", passando per "Polvere di stelle", senza contare la celeberrima "Marcia di Esculapio" nei due film (il primo di Zampa, il secondo di Salce) incentrati sulla figura del dottor Guido Tersilli.
Ma ha anche scritto molte altre colonne sonore di celebri commedie, da Steno e Sergio Corbucci a Dino Risi, oltre ad aver musicato film di spessore maggiore con registi del calibro di Francesco Rosi ("I magliari", "Le mani sulla città", "Il caso Mattei") ed Elio Petri ("L'assassino"). Connubi di strumenti e di suoni, di atmosfere e suggestioni che hanno valicato anche i confini della morte - che lo colse in casa nel luglio del 2004 - riuscendo a sfuggire all'oblio del tempo. Perché come molti altri autori musicali, Piero Piccioni ha saputo dare il giusto ritmo a pellicole entrate nella storia del cinema nazionale. Un ritmo che continua a farci sognare, a farci riflette e soprattutto ricordare. Tanto lui, quanto la sua musica.
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