CARLA GRAVINA: OTTANT'ANNI DI CORAGGIO E BELLEZZA
Era una ragazzina quando iniziò la sua sfavillante carriera. Lo era anche quando decise di abbandonare le scene, ormai ventisei anni fa, e lo è ancora oggi. Perché per quanto Carla Gravina compia ottant'anni, la sua immagine è rimasta la stessa: quella di una ragazza decisa, ambiziosa, pronta a tutto pur di seguire i propri sogni.
E la sua vita, in fondo, è costellata di sogni, vissuti col brio di una ragazzina e la fermezza di una donna sicura di sé. Andava ancora a scuola, a Roma, città in cui si trasferì bambina dalla natia Gemona, in Friuli. Mentre si trovava davanti all'edificio scolastico con le sue amiche, venne notata dal regista Alberto Lattuada, che la scelse per una piccola parte nel film "Guendalina" (1957), interpretato da Jacqueline Sassard e Raf Mattioli. Da quel momento, il suo viso cereo, gli occhi verdi e limpidi, i suoi capelli rossi (che portasse corti o lunghi poco importava) entrarono di diritto nella storia del cinema.
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| In alto, Carla Gravina con Vittorio Gassman ne "I soliti ignoti" (1958) di Mario Monicelli. In basso, con Domenico Modugno in "Esterina" (1959) di Carlo Lizzani. |
Nonostante la giovane età, Carla Gravina riuscì subito ad imporsi guadagnando la fiducia di registi quali Mario Camerini, Carlo Lizzani, Mario Monicelli, Ettore Scola, portando in scena figure femminili diverse, giovani ragazzine ingenue, donne decise e determinate, passando con disinvoltura dalla commedia al dramma.
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| Carla Gravina con Gian Maria Volonté. |
Un sogno che però subì un brusco rallentamento nel 1960, quando conobbe il suo più grande amore, Gian Maria Volonté. Un attore allora ancora poco conosciuto, ma destinato a diventare un grande interprete del cinema impegnato degli anni '70, dal film d'inchiesta a quello poliziottesco.
Si conobbero in scena, a teatro, in un dramma che risultò galeotto: Romeo e Giulietta. Nei panni dei due suicidi per amore, Carla Gravina e Gian Maria Volonté diedero inizio ad una lunga storia d'amore clandestina (lui era sposato) dalla quale un anno dopo nacque la loro figlia, Giovanna. Un amore travolgente che li unì non solo sentimentalmente ma anche dal punto di vista politico (erano entrambi vicini al comunismo). Ma la loro relazione, nell'Italia perbenista degli anni '60, destò non poco scandalo, tanto è che Carla Gravina si vide quasi messa all'angolo, vivendo un brutto periodo fatto anche di difficoltà economiche. Solo alla fine del decennio, ricominciò a lavorare e non solo al cinema, dove divise la scena con Volonté ne "I sette fratelli Cervi" di Puccini e "Banditi a Milano" di Lizzani, ma soprattutto in televisione, dove aveva mosso i primi passi negli anni '50 come valletta di Mario Riva ne "Il Musichiere".
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| Carla Gravina con Ugo Pagliai ne "Il segno del comando" (1971). |
Tra gli anni '60 e '70, però, Carla Gravina fu protagonista di una lunga serie di spot per Carosello in cui si pubblicizzava la gomma americana con il simbolo del celebre ponte di New York. Ma fu soprattutto tra i protagonisti di uno dei più grandi sceneggiati della storia televisiva italiana, "Il segno del comando" (1971) di Daniele D'Anza: un racconto gotico-noir, in cui interpretava un affascinante spettro, inseguito per le vie di Roma da un altrettanto straordinario Ugo Pagliai.
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| Carla Gravina con Marcello Mastroianni ne "La terrazza" (1980) di Ettore Scola. |
Negli stessi anni, tuttavia, si avvicinò maggiormente al teatro dove venne diretta da registi come Giorgio Strehler e Giancarlo Sbragia. Un sogno che sembrava non doversi arrestare mai, e infatti fu lei a far si che svanisse, nel 1994. Da allora, la sua vita si è svolta in sordina, dedicandosi ai viaggi e allo studio, passioni abbandonate per anni, vista la sua frenetica vita d'artista.
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| Carla Gravina con Giancarlo Sbragia in scena a Taormina nel "Faust". |
Una scelta coraggiosa, proprio come lei. Una donna energica ma anche dolce e sensibile, la cui presenza è ancora viva, anche se ha voluto negarcela, decidendo di non comparire più. Sappiamo però che festeggia a La Maddalena - l'amata isola di Gian Maria Volonté - dove da anni sua figlia Giovanna vive e organizza un festival ("La valigia dell'attore") in onore del padre. Ebbene, speriamo che al fresco delle acque della Sardegna possano arrivarle i nostri più sinceri auguri di buon compleanno con una sola certezza: nonostante il suo volontario esilio, per tutti noi rimane e rimarrà sempre tra le più grandi interpreti dell'arte novecentesca. E in un Paese che, di fama, ha poca memoria, qualcosa vorrà pur dire.







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