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 L'ALIDA, IL CINEMA 


È passato un secolo. È proprio il caso di dirlo. E non soltanto perché cento anni fa esatti nasceva la più grande, la più bella, la più intensa interprete del cinema italiano. È passato un secolo perché rivedere le foto di Alida Valli,  rivedere il suo volto austero, dominato da grandi occhi chiari splendenti sul suo bianco incarnato, equivale a fare un viaggio nelle meraviglie del cinema.



Appassionato, emozionante, serio. Proprio come lei, che seppe portare avanti la sua passione fino alla fine, nonostante le difficoltà e nonostante, forse, tutto questo non le sia stato mai, fino in fondo, riconosciuto. Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg nacque a Pola, il 31 maggio 1921, quando l'Istria era ancora territorio italiano. Sua madre era istriana, suo padre trentino, e la sua era una nobile famiglia. Quel nome così altisonante, enfatico, sembrava rispecchiare la sua immagine di donna altera e fiera. 


Alida Valli con Nino Taranto in "L'ha fatto una signora" (1938) di Mario Mattòli.


Iniziò a recitare nel 1936, con una piccola parte ne "I due sergenti" di Enrico Guazzoni, dopo aver frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Da lì, Alida mutò quel nome "pomposo" con quel Valli che le conferiva maggior leggerezza ma altrettanta classe. Il cinema dei "telefoni bianchi" la vide emergente per eleganza e temperamento, divenendo ben presto una diva.


Alida Valli con Massimo Serato in "Piccolo mondo antico" (1941) di Mario Soldati.



Ma la sua carriera, durata oltre sessant'anni, conobbe alti e bassi. Dopo un'iniziale successo, tra melodrammi, commedie e drammi diretti da registi come Mario Soldati, Carmine Gallone, Mario Mattòli e Raffaello Matarazzo, Alida Valli si ritrovò a guerra finta con una carriera che sembrava non offrirle più nulla. Così, decise di partire per gli Stati Uniti. La sua esperienza ad Hollywood (segnata da "Il caso Paradine" di Hitchcock) non le diede però troppa soddisfazione.


Alida Valli con Gregory Peck ne "Il caso Paradine" (1947) di Alfred Hitchcock.


Ma era sempre Alida Valli e quando, dopo qualche anno, tornò in Italia, ottenne momenti di gloria con registi di grande spessore. Lavorò con Visconti, Antonioni, Pasolini, portò la sua bellezza così frigida ed eterea in pellicole come "Senso", "Il grido" ed "Edipo re". Nel frattempo cambiavano i tempi e cambiava il cinema, ma riuscì ancora a trovare il suo posto. Gli ultimi anni della sua carriera la videro lavorare in teatro con Antonio Calenda, al cinema con Marco Tullio Giordana e Giovanni Bertolucci.


In alto, Alida Valli con Steve Cochran ne "Il grido" (1957) di Michelangelo Antonioni.
In basso, con Farley Granger in "Senso" (1954) di Luchino Visconti.



Nel 1997, infine, vinse il Leone d'Oro alla carriera. Ma la gloria apparteneva ormai al passato. Nonostante avesse continuato a recitare fin quasi alla fine, gli ultimi anni della sua vita - conclusasi il 22 aprile 2006 - li trascorse in precarie condizioni economiche, con il sostegno dei suoi familiari e della Legge Bacchelli. 

Forse passerà ancora un secolo prima che ci si ricordi degnamente di lei. Anche se, dopotutto, non è così importante. Perché chi ama il cinema, quello vero, quello intenso, non può dimenticare. Perché Alida Valli era ed è l'immagine di quel cinema. L'Alida è il cinema.

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