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 L'ALDA


"Mi nacque un’ossessione. E l’ossessione diventò poesia". Una frase che racchiude tutto di lei: la malattia, la sofferenza, i desideri, il riscatto di una vita che le ha dato tanto ma che le ha anche chiesto troppo. Alda Merini visse un'esistenza minata dalla depressione e curata dai suoi stessi versi, oggi divenuti un patrimonio inestimabile della cultura nazionale.



Forse non ci avrebbe mai creduto che lei, figlia di una casalinga e di un modesto impiegato, sarebbe divenuta la poetessa ma soprattutto la donna che è stata: amorevole, determinata, ma soprattutto sensibile. Un'anima pura, svelata ad ogni riga delle sue liriche. Iniziò a scrivere giovanissima e ancora adolescente vide pubblicate le sue prime due raccolte: "La presenza di Orfeo" e "Paura di Dio", a cui fece seguito "Nozze romane".

Nel frattempo si sposò con Ettore Carniti, ebbe la sua prima figlia (ne seguirono altre tre), ma l'animo di Alda era costantemente pugnalato da quel male che già aveva fatto la sua comparsa anni prima: quel disturbo mentale che la condusse in quel luogo dove, come lei stessa scrisse, si andava per "imparare a morire". Dal 1964 al 1972 la Merini passò le sue giornate tra letti di contenimento ed elettroshock. Ma quella "morte lenta" non riuscì a portarsela via.

La sua mente, così libera, sognante, sagace, cadde ancora nell'oblio. Avvolta da una "nebbia" simile a quella che, un tempo, avvolgeva la sua casa sui Navigli, in quella Milano dove nacque "il 21 a primavera", novant'anni fa esatti. Ma da quel torpore, Alda Merini si risvegliò definitivamente pochi anni prima di andar via, dopo un susseguirsi di alti e bassi e di versi indimenticabili. "La Terra Santa" (in cui raccontò l'esperienza in manicomio), "La vita felice", "Le briglie d'oro", "Superba è la notte", sono solo alcune delle raccolte più famose. Racconti d'amori e di paure, di uomini e di donne, di felicità, di dubbi, desideri e di follia. Perché sì, la follia ha fatto parte della sua vita, ed è stata proprio quella follia a renderla così perfetta nella sua imperfezione. Dietro quel volto rotondo dagli occhi limpidi, offuscati dal fumo di una sigaretta perennemente accesa, si celava la purezza di un'anima capace di trasformare grida di dolore in parole geniali, in grado di sopravvivere al suo corpo e alle sue ossa, colpite da un tumore che se la portò via il 1° novembre 2009.

Quella poesia, frutto della sua ossessione, del suo bisogno di sentirsi viva, continua a parlarci di lei, dei suoi sogni, delle sue speranze, delle sue sconfitte e delle sue vittorie. Raccontandoci "L'Alda" attraverso le sue stesse parole.

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