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 ELIZABETH TAYLOR, LA DIVA DAGLI OCCHI VIOLA


“Io ho un corpo di donna ed emozioni di una fanciulla.” E quella ragazzina lì, racchiusa tra le forme prorompenti di una delle più grandi icone di femminilità del cinema americano, non smise mai di farci sentire tutta la sua passione per un mestiere che, dopotutto, intraprese più per dovere che per piacere. Elizabeth Taylor, per tutti "Liz" - anche se lei non amava molto quel diminutivo -, era infatti figlia di Sara Sothern, al secolo Sara Viola Warmbrodt, attrice americana che abbandonò le scene dopo essersi sposata, trasferendosi poi dagli Stati Uniti a Londra.



Proprio lì Elizabeth Taylor nacque - il 27 febbraio 1932 -, ma allo scoppio della Seconda guerra mondiale, si trasferì con la famiglia a Los Angeles, città in cui vivevano i parenti della madre, e proprio in quegli anni iniziò a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo.


Elizabeth Taylor con Robert Taylor in "Alto tradimento" (1949) .


Elizabeth, inizialmente, era restia a dedicarsi al cinema, ma il successo la colse ancora bambina quando, dopo piccoli ruoli, stupì per spontaneità e bellezza nelle vesti di Velvet Brown, una ragazzina che allena un cavallo in "Gran Premio" (1944) di Clarence Brown. Ma non passò molto tempo prima che tutti si rendessero conto del suo grande talento. Nel 1949, in "Alto tradimento" di Victor Saville, ancora adolescente, Elizabeth Taylor svelò una maturità artistica (oltre che fisica) ampiamente riconosciuta, nonostante l'insuccesso del film al botteghino. Ma fu "Un posto al sole" (1951) di George Stevens a consacrarla al successo definitivo, lanciandola come icona sexy del cinema hollywoodiano.


Elizabeth Taylor con Montgomery Clift in "Un posto al sole" (1951).


Da quel momento, Elizabeth Taylor divenne la diva che tutti conosciamo. Bella, sensuale, affascinante, ma anche gioiosa, come quella bambina prodigio ritrovatasi sul set per far contenta sua madre, ma diventata un'attrice appassionata e brava come poche. La sua regalità, il suo fascino, si accompagnarono a star del cinema come l'elegante Paul Newman ("La gatta su tetto che scotta"), il "tenebroso" James Dean ("Il gigante"), e naturalmente suo marito Richard Burton, conosciuto durante le riprese del kolossal "Cleopatra" (1963), di Joseph L. Mankiewicz, dove lei interpretava la protagonista. 


In alto, Elizabeth Taylor con James Dean ne "Il gigante" (1956).
In basso, con Paul Newman ne "La gatta sul tetto che scotta" (1958).


Ma come non citare "Venere in visone" (1960) di Daniel Mann e "Chi ha paura di Virginia Woolf?" (1966) di Mike Nichols, che le valsero due Oscar, a cui si aggiungono ben quattro Golden Globe e due David di Donatello oltre a numerosi altri premi e riconoscimenti. Ma il riconoscimento più grande, naturalmente, fu quello del suo pubblico, che non smise mai di ammirarla durante tutta la sua sfavillante carriera che la vide calcare anche il palcoscenico, oltre a prender parte a film e serie televisive americane. 


Elizabeth Taylor in "Venere in visione" (1960).


La Taylor, inoltre, ebbe l'occasione di lavorare anche nel nostro Paese, grazie a due indimenticati registi: Franco Zeffirelli, che la diresse ne "La bisbetica domata" (1967) e "Il giovane Toscanini" (1988), e Giuseppe Patroni Griffi, che la scelse come protagonista in "Identikit" (1974).


Elizabeth Taylor con Richard Burton in "Cleopatra" (1963).


Tuttavia, dietro quel corpo di donna fatale, si nascondeva quella bambina affascinata dalla vita e profondamente fragile. La sua vita sentimentale fu costellata da numerosi flirt, otto matrimoni (due con Burton) e quattro figli.


In alto, Elizabeth Taylor con Guido Mannari in "Identikit" (1974).
In basso, con C. Thomas Howell ne "Il giovane Toscanini" (1988).



Gli stessi che le furono accanto nell'ultimo periodo della sua vita, il più difficile. Ormai lontana dai riflettori, Elizabeth Taylor vide il suo fisico compromesso da problemi di salute ed infortuni della gioventù. Nei primi anni Duemila, scoprì di avere problemi cardiaci ed inoltre, per via di dolori alla schiena, era costretta a muoversi su una sedia a rotelle. Ormai debilitata, Elizabeth volò via a causa di un attacco di cuore, in un ospedale di Los Angeles, il 23 marzo 2011.

Dieci anni fa, insomma, "la diva dagli occhi viola" - come venne definita per il particolare colore dei sue occhi -, si spense così, nel silenzio, lontana da quelle luci che per decenni avevano illuminato la sua vita da diva. Ma nonostante tutto, a dispetto di un destino forse poco generoso, la sua immagine continua a brillare nel firmamento cinematografico mondiale, e continuerà a farlo, come il suo indimenticabile sguardo di donna-bambina.




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