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 MARÍA MERCADER: MOGLIE, MADRE E FIGLIA DEL CINEMA ITALIANO


Lei non lo ha semplicemente "fatto". María Mercader il cinema l'ha "sposato" e lo ha anche "generato". Non solo perché dietro molti film di Vittorio De Sica, suo compagno, c'era anche lei, ma anche perché i loro figli, Manuel e Christian, hanno in maniera diversa seguito "l'arte" dei genitori. Una sorta di ringraziamento, se vogliamo, a quel "mondo" che le aveva dato tutto: affermazione e amore. 




Lei e Vittorio De Sica, infatti, si conobbero sul set del film "Un garibaldino al convento", nel 1942. Era da pochi anni giunta in Italia dalla Spagna, dove era nata a Barcellona, il 6 marzo 1918. 



María Mercader con Leonardo Cortese in "Un garibaldino al convento" (1942), di Vittorio De Sica.



Bionda, dai lineamenti appena accennati, il naso all'insù e due occhioni languidi, si affacciò al cinema al termine degli studi in collegio, esordendo in "Molinos de viento" (1939), diretto da Rosario Pi. Poi l'arrivo nel Bel Paese e l'incontro con De Sica che se innamorò perdutamente, intraprendendo con lei una relazione clandestina. 



María Mercader ne "La porta del cielo" (1944), di Vittorio De Sica.



Infatti il futuro regista di "Ladri di biciclette" e "Umberto D." era già sposato con Giuditta Rissone, dalla quale aveva avuto la prima figlia, Emilia. Così María Mercader fu costretta per anni a vivere nell'ombra, vivendo una quotidianità difficile, e crescendo i suoi due figli: Manuel, nato nel 1949 - divenuto poi musicista, compositore e autore di colonne sonore di film, scomparso prematuramente nel 2014 - e Christian - attore e cantante -, nato nel 1951. 



María Mercader e Vittorio De Sica in "Cuore" (1948), di Duilio Coletti.


Ma oltre alla vita privata, la Mercader condivise spesso la scena con suo marito, come in "Cuore" (1948) di Duilio Coletti (e De Sica), ispirato al romanzo di De Amicis, in cui interpretava la celebre maestrina dalla penna rossa. Oppure "Buongiorno, elefante!" (1952), di Gianni Franciolini: la surreale favola neorealista in cui era la moglie del maestro Caretti (De Sica), un pover'uomo con quattro figli a carico e sempre squattrinato che porta nel loro piccolo appartamento un grazioso cucciolo d'elefante ricevuto in dono da un principe indiano. Ma fu anche tra i protagonisti de "La porta del cielo", diretto da Vittorio De Sica: un film ispirato ai miracoli di Loreto e girato nel 1944 per conto del Vaticano nella Basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma, dove il regista riuscì a nascondere molti ebrei e perseguitati dai nazisti impiegandoli come tecnici e comparse, salvando loro la vita.  



Da sinistra, Sabu, Vittorio De Sica e María Mercader in "Buongiorno, elefante!"(1952), di Gianni Franciolini.


Tuttavia, nonostante numerose e pregevoli apparizioni al cinema e in teatro (lavorò sul palcoscenico con Visconti e Blasetti), María Mercader abbandonò ben presto la carriera per dedicarsi alla famiglia. La loro situazione coniugale, però, si risolse soltanto nel 1968, con un secondo matrimonio contratto a Parigi (il primo, celebrato in Messico nel 1959, non venne mai riconosciuto in Italia), appena sei anni prima della scomparsa del regista, che lasciò lei ed i figli in gravi difficoltà economiche.



María Mercader e Vittorio De Sica con i loro due figli; Christian, a sinistra, e Manuel, a destra.


La sua vita, da allora, proseguì ancor più nell'ombra, anche se tra gli anni '80 e '90 apparve nuovamente al cinema ma sempre con discrezione, in piccoli camei: ad esempio ne "La casa del sorriso" (1991) di  Marco Ferreri oppure ne "Il conte Max" (1991), diretto e interpretato da suo figlio Christian. E con la stessa discrezione raggiunse il marito dieci anni fa, il 26 gennaio 2011, portando via con sé un'esistenza piena di ricordi e nostalgia.

Forse anche la nostalgia di un cinema straordinario di cui è stata "moglie" e "madre", oltre che "figlia", e a cui ho voluto rendere onore e merito ricordando María Mercader e la sua straordinaria storia d'amore con Vittorio De Sica.


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