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 ADDIO A "PEPE" SALVADERI: I DIK DIK E IL "SOGNO" CALIFORNIANO


 "Cielo grigio su, foglie gialle giù, cerco un po' di blu dove il blu non c'è". D'ora in poi, di "blu" ne avrà a disposizione quanto ne vuole Erminio Salvaderi, per tutti "Pepe", volato via ieri in quel cielo che grigio lo è come nel lontano 1966, quando il suo gruppo, i Dik Dik, portò in Italia un po' del sole della California, con una cover che ha fatto storia, quanto se non di più de "L'Isola di Wight", altro brano di successo uscito quattro anni dopo. 



Lallo, Pietruccio e Pepe: i Dik Dik.


Era il periodo dei "capelloni", delle ragazze in minigonna, dei 45 giri "a palla" nei juke-box, e dei primi locali notturni di tendenza. Erano gli anni dei Rokes, degli Equipe '84, dei Camaleonti, ma anche quelli di "Pepe", "Pietruccio" e "Lallo" (al secolo Pietro Montalbetti e Giancarlo Sbriziolo), amici d'infanzia che a metà anni '60 con un contratto alla Dischi Ricordi, "benedetto" dalla segnalazione dell'allora arcivescovo Montini (futuro papa Paolo VI), entrarono ufficialmente nella storia della musica, correndo in cima alle classifiche nazionali proprio come quella antilope africana da cui presero il nome.

La scomparsa di "Pepe" - salutata con parole d'affetto dai suoi inossidabili compagni - non rappresenta soltanto una perdita dal punto di vista umano e musicale ma anche da un punto di vista storico. La fine di un'epoca fatta di musica, libertà, ottimismo, voglia d'evasione, segnata dai "complessi" che mimavano i Beatles e i Rolling Stones e, come i Dik Dik, sognavano la gloria e la California. 

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