FIORENZO FIORENTINI: "MASCHERA" POPOLARE
"Mi riscoprono e mi risotterrano". Questo diceva in merito alle vicissitudini della sua carriera: lunga, intensa e trasversale. Fiorenzo Fiorentini non si fece mancare nulla. Dalla radio alla televisione, dal teatro al cinema, passando per la musica. Ma soprattutto, Fiorentini fu un grande riscopritore di Ettore Petrolini nonché delle varie sfaccettature dell'arte popolare romana a cui era legato a doppio filo. Orgogliosamente romano, Fiorenzo Fiorentini nacque, nel quartiere Prati, il 10 aprile 1920, da una famiglia ebraica.
Il suo debutto nel mondo dell'arte avvenne nel 1946, chiamato da Vittorio Veltroni (padre di Walter) al Giornale Radio del Lazio. Cominciò quindi come semplice giornalista, ma ben presto divenne interprete ed autore di numerosi programmi radiofonici dell'Eiar ( tra cui "Il caffé dei vecchi amici"), inventando macchiette divenute famosissime come "Er sor du' Fodere" e "Er sor Clemente", che incarnavano perfettamente pregi e difetti del romano tipo, cogliendolo nelle sue molteplici sfumature.
Personaggi che finirono anche sul grande schermo - grazie ad attori come Alberto Talagalli (Er sor Clemente) -, in film sceneggiati dallo stesso Fiorentini, come "Café Chantant" (1953) e "Le vacanze del Sor Clemente" (1955). In più, a partire dal 1953, divenne la voce ufficiale di Stan Lauren nei film del duo comico americano "Stanlio e Ollio" (con Oliver Hardy doppiato da Carlo Croccolo).
Ma Fiorenzo Fiorentini fu anche interprete cinematografico con ben cento film all'attivo tra gli anni '50 e '70. Alto, magrissimo, dal volto scavato e illuminato da un sornione sguardo azzurro,
partecipò come caratterista a film spesso di modesta fattura, ma anche a pellicole divenute veri cult come "Parigi o cara" (1962) con Franca Valeri, "Il monaco di Monza" (1963) e "Gli onorevoli" (1963) con Totò, "Il tigre" (1967) accanto a Vittorio Gassman, "Er più - Storia d'amore e di coltello" (1971) con Adriano Celentano, e "Teresa la ladra" (1973) con Monica Vitti.
Inoltre, Fiorentini si dedicò anche alla musica, incidendo dischi e scrivendo testi. Tra i suoi brani più celebri, si ricordano "Vengo anch'io, no tu no!", portato al successo da Enzo Jannacci, e soprattutto "Cento campane", divenuto colonna sonora del celebre sceneggiato "Il segno del comando" (1971).
Come già detto, però, Fiorenzo Fiorentini diede il meglio di sé sulle tavole del palcoscenico, dove esordì nel 1954 nella rivista "Tutto fa Broadway" di Marchesi e Metz.
Accanto però ai tradizionali spettacoli di varietà, la sua principale "missione" fu quella di promuovere la esilarante e popolare comicità classica romana, riprendendo testi del Belli, di Trilussa,
e soprattutto di Ettore Petrolini, il suo mito. Proprio con una delle sue opere più celebri, "Gastone", Fiorentini debuttò al Cab37 di Roma nel 1969.
Sebbene si sia dedicato anche ad altre forme artistiche, come il teatro in lingua (Beckett, Simon) e la commedia plautina ("Miles Gloriosus", "Anfitrione"), soprattutto durante gli ultimi vent'anni di
carriera, Fiorentini si donò anima e corpo per divulgare l'opera petroliniana, fondando nel 1980 il "Centro Studi Ettore Petrolini" e, nel 1994, la "Sala Petrolini", nel quartiere Testaccio (poi divenuto "Teatro" nel 1998, cambiando anche sede). Qui, oltre a forme di spettacolo ormai desuete, come rivista e varietà, Fiorentini promosse soprattutto la salvaguardia della tradizione romana, con spettacoli come "Petrolini biografia di un mito" e "Morto un papa...", scritti in collaborazione con Ghigo De Chiara.
Proprio a questo piccolo "mondo", realizzato con la collaborazione del suo socio, il chitarrista Paolo Gatti, Fiorentini dedicò l'ultima parte della sua esistenza (fatta eccezione per alcune partecipazioni a fiction televisive), rimanendo in attività fino a pochi mesi prima della sua scomparsa. Fin quando, il 27 marzo 2003 - dopo un ricovero di due mesi per via di una emorragia cerebrale -, Fiorenzo Fiorentini lasciò che il sipario si chiudesse sulla sua vita, senza diritto di replica.
Una piccola replica, però, mi sono permesso di farla io - in occasione del centenario della sua nascita - nella speranza che questo articolo possa contribuire a dare nuova luce e visibilità a questa "maschera" popolare e al suo indubbio contributo all'arte italiana.
Il suo debutto nel mondo dell'arte avvenne nel 1946, chiamato da Vittorio Veltroni (padre di Walter) al Giornale Radio del Lazio. Cominciò quindi come semplice giornalista, ma ben presto divenne interprete ed autore di numerosi programmi radiofonici dell'Eiar ( tra cui "Il caffé dei vecchi amici"), inventando macchiette divenute famosissime come "Er sor du' Fodere" e "Er sor Clemente", che incarnavano perfettamente pregi e difetti del romano tipo, cogliendolo nelle sue molteplici sfumature.
Fiorenzo Fiorentini con Alberto Talegalli in "Le vacanze del Sor Clemente". |
Personaggi che finirono anche sul grande schermo - grazie ad attori come Alberto Talagalli (Er sor Clemente) -, in film sceneggiati dallo stesso Fiorentini, come "Café Chantant" (1953) e "Le vacanze del Sor Clemente" (1955). In più, a partire dal 1953, divenne la voce ufficiale di Stan Lauren nei film del duo comico americano "Stanlio e Ollio" (con Oliver Hardy doppiato da Carlo Croccolo).
Ma Fiorenzo Fiorentini fu anche interprete cinematografico con ben cento film all'attivo tra gli anni '50 e '70. Alto, magrissimo, dal volto scavato e illuminato da un sornione sguardo azzurro,
partecipò come caratterista a film spesso di modesta fattura, ma anche a pellicole divenute veri cult come "Parigi o cara" (1962) con Franca Valeri, "Il monaco di Monza" (1963) e "Gli onorevoli" (1963) con Totò, "Il tigre" (1967) accanto a Vittorio Gassman, "Er più - Storia d'amore e di coltello" (1971) con Adriano Celentano, e "Teresa la ladra" (1973) con Monica Vitti.
In alto, Fiorenzo Fiorentini con Franca Valeri in "Parigi o cara". In basso, con Mario De Simone ne "Gli onorevoli". |
Inoltre, Fiorentini si dedicò anche alla musica, incidendo dischi e scrivendo testi. Tra i suoi brani più celebri, si ricordano "Vengo anch'io, no tu no!", portato al successo da Enzo Jannacci, e soprattutto "Cento campane", divenuto colonna sonora del celebre sceneggiato "Il segno del comando" (1971).
Come già detto, però, Fiorenzo Fiorentini diede il meglio di sé sulle tavole del palcoscenico, dove esordì nel 1954 nella rivista "Tutto fa Broadway" di Marchesi e Metz.
Fiorenzo Fiorentini nei panni di "Gastone". |
Accanto però ai tradizionali spettacoli di varietà, la sua principale "missione" fu quella di promuovere la esilarante e popolare comicità classica romana, riprendendo testi del Belli, di Trilussa,
e soprattutto di Ettore Petrolini, il suo mito. Proprio con una delle sue opere più celebri, "Gastone", Fiorentini debuttò al Cab37 di Roma nel 1969.
Sebbene si sia dedicato anche ad altre forme artistiche, come il teatro in lingua (Beckett, Simon) e la commedia plautina ("Miles Gloriosus", "Anfitrione"), soprattutto durante gli ultimi vent'anni di
carriera, Fiorentini si donò anima e corpo per divulgare l'opera petroliniana, fondando nel 1980 il "Centro Studi Ettore Petrolini" e, nel 1994, la "Sala Petrolini", nel quartiere Testaccio (poi divenuto "Teatro" nel 1998, cambiando anche sede). Qui, oltre a forme di spettacolo ormai desuete, come rivista e varietà, Fiorentini promosse soprattutto la salvaguardia della tradizione romana, con spettacoli come "Petrolini biografia di un mito" e "Morto un papa...", scritti in collaborazione con Ghigo De Chiara.
Fiorenzo Fiorentini (al centro) con Paolo Gatti ed Elena Fabrizi (Sora Lella). |
Proprio a questo piccolo "mondo", realizzato con la collaborazione del suo socio, il chitarrista Paolo Gatti, Fiorentini dedicò l'ultima parte della sua esistenza (fatta eccezione per alcune partecipazioni a fiction televisive), rimanendo in attività fino a pochi mesi prima della sua scomparsa. Fin quando, il 27 marzo 2003 - dopo un ricovero di due mesi per via di una emorragia cerebrale -, Fiorenzo Fiorentini lasciò che il sipario si chiudesse sulla sua vita, senza diritto di replica.
Una piccola replica, però, mi sono permesso di farla io - in occasione del centenario della sua nascita - nella speranza che questo articolo possa contribuire a dare nuova luce e visibilità a questa "maschera" popolare e al suo indubbio contributo all'arte italiana.
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