SANDRO PERTINI, IL PRESIDENTE "AMICO"
Sono passati trent'anni dalla sua scomparsa eppure, nella memoria collettiva, è ancora il più ricordato ed amato tra i capi di Stato italiani: Sandro Pertini. Il presidente che "dietro i vetri un po' appannati fuma la pipa", come cantava Antonello Venditti in "Sotto la pioggia". E sembra quasi di vederlo, ascoltando quel brano. Dietro una finestra a fumare la sua pipa, col fumo che sale su a coprirgli il volto, serio ma cordiale, incorniciato da un paio di occhiali oscurati.
La sua vita - cominciata a San Giovanni Stella (Savona) il 25 settembre 1896 - lo ha visto protagonista assoluto della vita politica italiana fin dalla Prima Guerra, quando combatté sull'Isonzo guadagnandosi una medaglia d'oro al valore.
E poi la Resistenza, l'esilio sotto il Regime, l'arresto da parte delle SS. Fu inoltre membro del CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale, organo che diresse i vari gruppi combattenti per liberare l'Italia dai nazisti, dopo l'Armistizio di Cassibile.
Fu tra i pionieri della Repubblica, segretario del Psi, deputato della Costituente, più volte parlamentare e Presidente della Camera. Un uomo come lui, schietto, sincero, deciso, fece capire subito che "l'aria" sarebbe cambiata non appena venne eletto.
Durante il suo mandato, dal 1978 al 1985, si dimostrò subito "diverso" rispetto ai suoi predecessori: un presidente vicino a tutti, consapevole del suo ruolo di responsabilità nei confronti dello Stato ma soprattutto del popolo. A dimostrarlo, i numerosi atti di cui si rese protagonista, lontani dalle consuetudini istituzionali. Come quando, all'indomani del terremoto in Irpinia, si recò personalmente sui luoghi colpiti dal sisma per mostrarsi vicino alla gente e far capire che avrebbe fatto anche l'impossibile per aiutarla.
Sandro Pertini e papa Giovanni Paolo II sull'Adamello.
Ma Pertini fu anche protagonista di episodi esilaranti e del tutto sui generis, come quando lui - ateo e socialista - accompagnò papa Giovanni Paolo II, suo grande amico, a sciare sull'Adamello. O quando esultò come un tifoso qualunque sugli spalti dello Stadio Santiago Bernabéu di Madrid, quando l'Italia batté "3-1" la Germania Ovest (il Muro esisteva ancora) divenendo così "campione del mondo" 1982, per poi, di ritorno con l'aereo in Italia, giocare a carte in coppia con l'allora ct della nazionale Bearzot, contro Dino Zoff e Franco Causio. Nonostante il carattere burbero e spigoloso, Pertini rivelò una umanità straordinaria, che gli permise di arrivare al cuore della gente.
Sandro Pertini, Bruno Conti e la Coppa dei Mondiali '82.
La stessa gente che, il 24 febbraio 1990, rimase attonita e dispiaciuta, apprendendo della sua scomparsa. Anche nell'Addio, si mantenne la sua solita sobria umiltà, con una cerimonia riservata, lontano da quelle "folle" che aveva sempre amato.
Un affetto ricambiato dal suo popolo che ancora oggi continua a ricordarne le gesta quasi come se il "presidente partigiano" - per dirla alla Toto Cotugno - fosse un eroe mitico, e forse lo è stato. Resta il fatto che Sandro Pertini, con i suoi occhiali scuri, la pipa e il sorriso austero, continua a vivere nei cuori di chi lo ha conosciuto. Non solo come un grande uomo del ventesimo secolo e della nostra storia ma, per la sua gente, soprattutto come un grande amico.
Sono passati trent'anni dalla sua scomparsa eppure, nella memoria collettiva, è ancora il più ricordato ed amato tra i capi di Stato italiani: Sandro Pertini. Il presidente che "dietro i vetri un po' appannati fuma la pipa", come cantava Antonello Venditti in "Sotto la pioggia". E sembra quasi di vederlo, ascoltando quel brano. Dietro una finestra a fumare la sua pipa, col fumo che sale su a coprirgli il volto, serio ma cordiale, incorniciato da un paio di occhiali oscurati.
La sua vita - cominciata a San Giovanni Stella (Savona) il 25 settembre 1896 - lo ha visto protagonista assoluto della vita politica italiana fin dalla Prima Guerra, quando combatté sull'Isonzo guadagnandosi una medaglia d'oro al valore.
E poi la Resistenza, l'esilio sotto il Regime, l'arresto da parte delle SS. Fu inoltre membro del CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale, organo che diresse i vari gruppi combattenti per liberare l'Italia dai nazisti, dopo l'Armistizio di Cassibile.
Fu tra i pionieri della Repubblica, segretario del Psi, deputato della Costituente, più volte parlamentare e Presidente della Camera. Un uomo come lui, schietto, sincero, deciso, fece capire subito che "l'aria" sarebbe cambiata non appena venne eletto.
Durante il suo mandato, dal 1978 al 1985, si dimostrò subito "diverso" rispetto ai suoi predecessori: un presidente vicino a tutti, consapevole del suo ruolo di responsabilità nei confronti dello Stato ma soprattutto del popolo. A dimostrarlo, i numerosi atti di cui si rese protagonista, lontani dalle consuetudini istituzionali. Come quando, all'indomani del terremoto in Irpinia, si recò personalmente sui luoghi colpiti dal sisma per mostrarsi vicino alla gente e far capire che avrebbe fatto anche l'impossibile per aiutarla.
Sandro Pertini e papa Giovanni Paolo II sull'Adamello.
Ma Pertini fu anche protagonista di episodi esilaranti e del tutto sui generis, come quando lui - ateo e socialista - accompagnò papa Giovanni Paolo II, suo grande amico, a sciare sull'Adamello. O quando esultò come un tifoso qualunque sugli spalti dello Stadio Santiago Bernabéu di Madrid, quando l'Italia batté "3-1" la Germania Ovest (il Muro esisteva ancora) divenendo così "campione del mondo" 1982, per poi, di ritorno con l'aereo in Italia, giocare a carte in coppia con l'allora ct della nazionale Bearzot, contro Dino Zoff e Franco Causio. Nonostante il carattere burbero e spigoloso, Pertini rivelò una umanità straordinaria, che gli permise di arrivare al cuore della gente.
Sandro Pertini, Bruno Conti e la Coppa dei Mondiali '82.
La stessa gente che, il 24 febbraio 1990, rimase attonita e dispiaciuta, apprendendo della sua scomparsa. Anche nell'Addio, si mantenne la sua solita sobria umiltà, con una cerimonia riservata, lontano da quelle "folle" che aveva sempre amato.
Un affetto ricambiato dal suo popolo che ancora oggi continua a ricordarne le gesta quasi come se il "presidente partigiano" - per dirla alla Toto Cotugno - fosse un eroe mitico, e forse lo è stato. Resta il fatto che Sandro Pertini, con i suoi occhiali scuri, la pipa e il sorriso austero, continua a vivere nei cuori di chi lo ha conosciuto. Non solo come un grande uomo del ventesimo secolo e della nostra storia ma, per la sua gente, soprattutto come un grande amico.
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