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IL "MITO" BUSCAGLIONE

È l'alba del 3 febbraio 1960. La fine di una notte come tante, immersa nella musica, tra "whisky facile" e belle donne. Attraverso una nebbia sottile, una grossa auto americana sfreccia per le strade dei Parioli, a Roma.




A bordo di quell'auto, un grande artista della musica del tempo, un finto duro dal cuore tenero, un amante del jazz e dello swing: Fred Buscaglione. Sta correndo molto, ad oltre cento all'ora, verso il suo albergo al termine di una serata in un night, dopo l'ennesima notte in bianco passata a suonare. Una passione, quella per la musica, nutrita fin da piccolo, quando era un bambino discolo e irrequieto, figlio di povera gente di provincia stabilitasi a Torino, dove lui nacque il 23 novembre 1921. Inizialmente, frequenta il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, ma ci rimane poco. Un po' perché la musica classica non è certo la sua predilezione e poi perché la sua famiglia non può mantenerlo. Così, Ferdinando comincia a lavorare. La musica però non l'abbandona e così la sera, dopo il lavoro, si esibisce nei locali della città sabauda. Ama molto il jazz, lo swing, ed è in grado di
suonare molti strumenti, dal contrabbasso al pianoforte e alla tromba.




                                                   Da sinistra, Leo Chiosso, Fred Buscaglione e Gino Latilla.


Con lo scoppio della Seconda guerra, Buscaglione viene richiamato alle armi e finisce in Sardegna, perché fatto prigioniero dagli americani. Qui, mette su un piccolo complesso con altri prigionieri italiani e soldati americani, fondando il Quintetto Aster e cantando per la radio Alleata. Alla fine del conflitto, Ferdinando torna nuovamente ad esibirsi nei locali torinesi, ritrovando un suo vecchio amico, Leo Chiosso (conosciuto durante le primissime esibizioni nei night),  col quale dà vita ad un sodalizio vincente. Ben presto, Ferdinando Buscaglione diventa "Fred", quello che tutti abbiamo conosciuto: il finto bullo che scimmiottava i gangster di Chicago, duri, sanguinari, ma perduti tra alcol e belle donne. Nel 1955, il primo 78 giri, realizzato con la collaborazione di Chiosso e di Gino Latilla, suo grande amico: un successo straordinario. Con la falda del cappello calata sul volto, il doppiopetto gessato e i baffetti alla Clark Gable sopra un sorriso malandrino, Fred in breve tempo diventa l'idolo indiscusso dei giovani. Mano sinistra in tasca, mano destra levata in alto a reggere una sigaretta, Fred non si limita a cantare: gesticola, ammicca, ghigna.



                                                         Fred Buscaglione con la moglie Fatima Robin's.


Sfodera un successo dopo l'altro: "Che bambola!", "Eri piccola così", "Che notte". Nelle sue esibizioni, Fred spesso si accompagnava alla moglie - Fatima Robin's, cantante e artista circense - , con la quale ebbe un rapporto complicato (spesso, anche per la gelosia di lei, visto il numero considerevole di donne che giravano intorno a Fred). La loro unione termina nel 1959, un momento difficile per il cantante. È infatti un po' stanco del ruolo di bullo cucitosi addosso.  Ha anche cominciato a scrivere canzoni melodiche come "Guarda che luna", "Amare un'altra" per sfatare l'immagine che la gente si era fatta di lui.
È ormai protagonista assoluto sui rotocalchi, in televisione, al cinema. Appare in un piccolo cameo in "Poveri milionari" di Dino Risi, con Maurizio Arena e Renato Salvatori, ne "I ragazzi del juke box" di Lucio Fulci, ma anche in numerosissimi "Caroselli".




                                          Da sinistra, Fred Buscaglione, Mario Castellani e Totò in "Noi duri".


Fred, però, ha un po' paura. Sente che il tempo sta correndo troppo. Ha paura che, da un momento all'altro, tutto possa finire, ed infatti lo dichiara anche alla stampa: "mi ritirerò prima che la gente si dimentichi di me".
Così arriviamo a quel mattino del 3 febbraio 1960. Il mese precedente, Fred aveva rincontrato sua moglie, sembrava ci fosse aria di riappacificazione. Quel giorno, poi, era atteso all'Istituto Luce per girare un carosello con Anita Ekberg, la diva de "La dolce vita" - film che, guarda caso, usciva proprio quel giorno nelle sale italiane destando scandalo. In più, nelle sale, sarebbe uscito dopo poche settimane (il 24 febbraio) l'ultimo film di Fred, "Noi duri", con nel cast star come Totò, Paolo Panelli e Toni Ucci.


                                                  La Thunderbird di Buscaglione fotografata dopo l'incidente.


Per Fred, però, non sarebbe stato possibile assistere (e partecipare) a nulla di tutto questo. Quel mattino infatti, lanciata a folle velocità per le strade di Roma, la sua Ford Thunderbird rosa - un'auto enorme, all'apparenza infinita, un'auto da gangster - si schianta contro un camion, un Lancia Esatau, carico di tufo. Fred viene soccorso e portato d'urgenza al Policlinico, a bordo di un bus fuori servizio, ma non c'è nulla da fare.
Quel mattino finisce tutto: Fred "il dritto di Chicago", Ferdinando per cui "Amare un'altra dopo te, non è possibile" e perfino l'uomo che aveva paura che "la fine" sarebbe arrivata a momenti.
Quella fine, però, fu soltanto un nuovo inizio. Perché se ancora oggi, a sessant'anni dalla sua scomparsa, siamo ancora qui a parlare di lui, a ricordare la sua breve ed intensa carriera, a cantare le sue canzoni - esilaranti, buffe, piene di "swing" -, ciò significa che Fred Buscaglione non è affatto scomparso, si è semplicemente trasformato: da bullo a mito.

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