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FELLINI, UN "SOGNO" LUNGO UN SECOLO

"Nulla si sa, tutto si immagina". E d'immaginazione lui ne aveva da vendere. Ha sempre sfruttato la sua mente fino all'inverosimile Federico Fellini, raggiungendo i livelli dell'assurdo, del grottesco, del paranormale.



  "Felliniano" è diventato un aggettivo di uso comune, per indicare qualcosa di stupefacente, di misterioso, a tratti incomprensibile ma certamente emozionante. Sogni, allucinazioni e lampi di genio, ideati, messi su carta e resi "vivi", con personaggi e scenografie portati sullo schermo.
La stessa sua vita, cominciata a Rimini il 20 gennaio 1920, sembra un sogno. Quello di un ragazzo di modeste condizioni che lascia la provincia - sempre amata, ricordata - per giungere a Roma, con la scusa degli studi universitari. Ma la laurea è solo una "copertura". Il suo desiderio è fare il giornalista. Comincia lavorando al "Marc'Aurelio", la nota rivista satirica, come vignettista.

A sinistra, Fellini con Marcello Mastroianni sul set di "8 1/2". A destra, con Anita Ekberg sul set di "Boccaccio '70".




   








Il suo estro, la sua natura, vengono subito fuori e ben presto il mondo dello spettacolo comincia ad accorgersi di lui: scrive gag teatrali di suo pugno, collabora alla sceneggiatura di alcuni film ("Campo de' Fiori", "Roma città aperta"), fino ad esordire come aiuto regista di Lattuada nel film "Luci del varietà", nel 1950.



  Fellini e la moglie Giulietta Masina.

                                                         

           
Solo due anni dopo, l'inizio di una lunga avventura che lo porterà a diventare ciò che è stato: un maestro, un sognatore, un affabulatore, ironico ma anche realistico. Nel 1952, la sua prima pellicola, "Lo sceicco bianco", con uno strepitoso Alberto Sordi - suo amico di sempre - e un cameo della donna della sua vita, Giulietta Masina. Proprio lei, Giulietta, diventerà la protagonista dei suoi primi successi mondiali: "La strada" (1954) accanto ad Anthony Quinn, "Le notti di Cabiria"(1957)
- entrambi vincitori di due Oscar come migliori film stranieri -, fino al celeberrimo "Giulietta degli spiriti" (1965). Simbolo, tutto questo, di una stima e un'ammirazione reciproche durate decenni, nonostante i ripetuti e noti tradimenti di lui.



  Federico Fellini con Franco Fabrizi (al centro) sul set de "I vitelloni".

                                           


Prima di questi, però, del 1953, è il primo omaggio vero alla sua terra, alla sua Rimini, "I vitelloni": malinconico, drammatico, ma anche comico spaccato della vita di provincia, affidato a un quartetto straordinario composto da Sordi, Franco Interlenghi, Franco Fabrizi e Leopoldo Trieste - ai quali va aggiunto Riccardo Fellini, suo fratello.


 Fellini con Alberto Sordi.

                                                                               

Nel 1960, invece, la nascita di un lungo e duraturo sodalizio con Marcello Mastroianni, il suo alter ego, con "La dolce vita": fotogramma di una Roma "perduta" tra bagordi, desiderio di possesso, futilità, ma infondo triste, delusa e amareggiata.



 Federico Fellini con Ciccio Ingrassia sul set di "Amarcord".


 

Accanto a Mastroianni, una indimenticabile Anita Ekberg, che Fellini riutilizzerà due anni dopo, nell'episodio "Le tentazioni del dottor Antonio" (tratto dal film "Boccaccio '70"), accanto ad uno strepitoso Peppino De Filippo, integerrimo moralista anch'esso "perduto" dietro le curve della Ekberg, ritratta in un manifesto pubblicitario divenuto il suo incubo.
Mastroianni sarà ancora protagonista nel primo vero capolavoro "felliniano", "8 1/2" - anch'esso vincitore di un Oscar. Una pellicola surreale, ma proprio per questo straordinaria, coinvolgente, a tratti enigmatica.


 Federico Fellini con Roberto Benigni e Paolo Villaggio.
                                                 
                                                      

                          
La sua popolarità prosegue ancora nel decennio successivo, raggiungendo l'apice (e un nuovo Oscar) nel 1973 grazie ad "Amarcord": nostalgica descrizione della Rimini della sua infanzia. Un omaggio pieno di malinconia e tenerezza a quel bambino che, in realtà, non è mai troppo cresciuto. E poi "Il Casanova di Federico Fellini" (1976), "Prova d'orchestra" (1979), "La città delle donne" (1980), "E la nave va" (1983), "Ginger e Fred" (1986) - con i suoi "pupilli", Giulietta e Marcello nei panni di due attempati danzatori di tip-tap - e infine l'ultima opera, "La voce della Luna" (1990): una vera e propria scommessa con due attori "insoliti", come Roberto Benigni e Paolo Villaggio.
Due anni dopo, nel 1993, riceve l'Oscar alla carriera: un riconoscimento importante per il suo contributo al cinema e alla cultura mondiale. Lui però, non sta bene. Subisce diversi interventi chirurgici con notevoli complicazioni.
Il 31 ottobre,  Federico Fellini se ne va, seguito qualche mese dopo dalla sua inseparabile compagna, di scena e di vita, Giulietta Masina, dopo ben cinquant'anni di matrimonio.
I suoi sogni, però, quelli sopravvivono ancora oggi. A cento anni dalla sua nascita, Federico Fellini, col suo cappello calato in volto, la sciarpa rossa al collo, continua a coltivare i propri desideri, il proprio modo di vedere il mondo, le cose, la gente, in un "sogno" oramai lungo un secolo.



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