Passa ai contenuti principali
DESMOND LLEWELYN, IN ARTE "Q"

Se si parla di lui non si può non far riferimento al suo alter ego, il maggiore "Q":  "l'ombra" di James Bond, il suo angelo custode, inventore di diavolerie che hanno sempre avuto un ruolo fondamentale in tutte le missioni dell'agente segreto più famoso del mondo. Desmond Llewelyn, attore britannico scomparso esattamente vent'anni fa, ha interpretato il capo del laboratorio "Q" del MI6 (il servizio segreto britannico) per oltre trent'anni e in ben diciassette pellicole della fortunata saga di 007,
l'agente segreto nato dalla penna e dall'estro di Ian Fleming negli anni '50.




Nato a Newport, nel Galles, il 12 settembre del 1914, Llewelyn esordì nel mondo dello spettacolo negli anni '40, dopo aver frequentato la scuola d'arte drammatica di Londra. Cominciò col teatro, partecipando alla messa in scena di diversi classici, per poi approdare al cinema e anche alla televisione. La popolarità internazionale arrivò nel 1963, quando il suo nome si legò indissolubilmente al ruolo di uomo e tecnico di fiducia di James Bond, nel secondo film della serie "A 007, dalla Russia con amore".

 Desmond Llewelyn fotografato tra le sue "creazioni".
                            

                                                       

 Capelli bianchi, slanciato, distinto, vestito in perfetto stile "british", Llewelyn divenne per tutti            semplicemente "Q", inventore di gadget, armi e auto "speciali" in dotazione all'agente segreto di 
Sua Maestà britannica. Indimenticabili le sue "opere": la valigetta esplosiva, la penna lancia dardi, 
l'orologio - calamita, la mitica Aston Martin DB5 superaccessoriata di "Missione Goldfinger" (1965) oppure la BMW serie 7 comandabile a distanza via cellulare ne "Il domani non muore mai" (1997).



Desmond Llewelyn accanto a Sean Connery in "A 007, dalla Russia con amore".
                                



Il ruolo di "Q", uno dei più amati dal pubblico e dai fan, divenne una costante della serie, apparendo al fianco dei più celebri interpreti di 007: dall'indimenticabile Sean Connery all'ironico Roger Moore, da Timothy Dalton a Pierce Brosnan.


                                                     
In alto, Llewelyn con Roger Moore in "Moonraker - Operazione spazio". In basso, con Timothy Dalton in "007 - Vendetta privata".


 



Proprio questo fu il suo ultimo partner nel sopracitato "Il domani non muore mai" e ne "Il mondo non basta". In questa pellicola, accanto a "Q" venne presentato il suo assistente "R" (interpretato da John Cleese), destinato a prendere il suo posto. In realtà non era prevista alcuna sua fuoriuscita dal cast ma, ironia del destino, sembrò quasi una premonizione. Infatti, proprio poco tempo dopo l'uscita del film, il 19 dicembre del 1999 Desmond Llewelyn rimase coinvolto in un incidente stradale a bordo della sua auto, nell'East Sussex, di ritorno da una presentazione della sua autobiografia da poco uscita in Gran Bretagna.


Llewelyn con Pierce Brosnan nella sua ultima apparizione: "Il mondo non basta".
                               


Sembrerebbe quasi uno scherzo: proprio lui, proprio "Q", autore di accessori e marchingegni in grado di "scampare" a situazioni di grande pericolo, deceduto in un incidente stradale senza la possibilità di salvarsi. Ma, si sa, la realtà è una cosa, la finzione un'altra, e alla realtà non si può "sopravvivere". Lui, però - Desmond Llewelyn, in arte "Q" -, continua a vivere nelle pellicole che lo hanno portato al successo, nelle invenzioni che lo hanno reso così popolare in tutto il mondo e in quella saga "orgoglio" del cinema del ventesimo secolo di cui lui, senza alcun dubbio, ha avuto l'onore di far parte.

Commenti

Post popolari in questo blog

GRAZIE, PAPA FRANCESCO! Ho fatto quello che abbiamo fatto un po’ tutti, quello che lui stesso ci ha sempre chiesto. Ho pregato per lui. L’ho fatto per stima, fede e paura.  La paura che potesse abbandonarsi, che la sua ultima immagine rimanesse celata nelle stanze del Policlinico Gemelli. Oggi molti di noi potrebbero  pensare che sia stato tutto vano. E invece no, perché ciò gli ha permesso di resistere e non risparmiarsi fino alla fine. Papa Francesco ha lasciato  quell’ospedale: provato, stanco, aggrappato alla sedia a rotelle come a quella speranza che non ha perso mai. È tornato a casa sua. Ha continuato   a lavorare, anche durante la sua lunga degenza. Ha nominato nuovi cardinali, ha lanciato messaggi di pace.  Ha parlato di guerre inutili, di atroci   sofferenze. Ha incontrato i Reali e il Vice Presidente americano Vance. Ha parlato di Pasqua e di Resurrezione. Ieri mattina ha augurato Buona   Pasqua al popolo di Dio riunito a San Pietro e ha vol...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...
DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...