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IL CORAGGIO D'AMARE

  Il 14 febbraio dovrebbe essere un giorno bellissimo. Invece, per molti di noi, diventa semplicemente un supplizio: una scusa buona per spendere soldi o prendere consapevolezza della propria "condizione" di single - che sia o meno per scelta. L'errore, però, sta a mio avviso nell'interpretazione sbagliata di questa festività.


Il fatto che a San Valentino - precisamente Valentino da Terni, vescovo e martire cristiano del III secolo - sia stata associata la festa degli innamorati è dovuto ad una leggenda. In realtà ce ne sono diverse. Tra queste, l'episodio secondo il quale il santo avrebbe donato del denaro ad una fanciulla che, essendo in gravi difficoltà economiche, non possedeva una dote e quindi non aveva possibilità di sposarsi. Da ciò, San Valentino è stato quindi elevato a "protettore" degli innamorati.
Ed è proprio su questo che è opportuno soffermarsi: "innamorati" e non solo "fidanzati".
I due termini, infatti, possono anche indicare la stessa cosa, ma non necessariamente.
Si parla di fidanzati quando ci si riferisce a due persone che stanno insieme, che hanno una relazione e quindi si presuppone si amino.
Si parla di innamorati, invece, quando ci si riferisce a chi prova un qualche sentimento d'amore verso qualcuno o qualcosa. Si può essere innamorati del proprio lavoro, della propria famiglia, di una passione particolare e, naturalmente, di un'altra persona. Ma si può amare una donna od un uomo anche se questi lo ignora completamente oppure non ricambia. E sono proprio questi ultimi gli innamorati che necessitano di maggiore protezione.

È facile amare una persona quando si sta insieme, quando si è certi del bene dell'altro. Viene quasi naturale. Anzi, nel peggiore dei casi, si finisce addirittura per darlo per scontato, oscillando incessantemente tra il "dolore" e la "noia" di cui parlava un certo Schopenhauer. Quando, però, si è innamorati e non si ha la volontà - spesso - o la possibilità di poter esternare quel sentimento, beh, diventa molto difficile.
Perché innamorarsi è abbastanza semplice. Non ci vuole molto: basta un istante, una frazione di secondo per creare un'immaginaria barriera tra un Prima ed un Dopo. Quanto basta per far si che tutto ciò che è accaduto Prima non abbia più alcun valore se non in funzione di quel Dopo in cui siamo disposti ad investire tutta la nostra vita.
Però, passato "il momento magico", quell'infatuazione iniziale, riuscire a mantenere viva la fiamma non è semplice. Spesso si vede nelle coppie longeve o dopo un matrimonio. Ci si abitua talmente a quella vita "insieme" che ogni manifestazione d'affetto, anche piccola, appare fuori luogo. Eppure, un innamorato questo errore non lo commetterebbe mai. Lui vive per quel sentimento. Farebbe di tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. E quando si rende conto di non farcela, soffre, ma non può fare a meno di amare. Dopotutto, come disse qualcuno: "Ciò che conta è amare, non essere amati a tutti i costi".
Per questo penso che la festa degli innamorati non debba esser tanto considerata come una banale festa commerciale. Un pretesto per scambiarsi regali, fiori o scatole a forma di cuore, zeppe di cioccolatini, solo per dimostrare al partner il proprio amore.
Piuttosto, come detto all'inizio, dovrebbe essere un giorno bellissimo per tanti "innamorati", che abbiano o meno un partner al proprio fianco, affinché comprendano quanto sia importante amare e quanta fatica sia necessaria per voler bene ad una persona, accettandola così com'è.
Ecco, in questo senso, credo si possa parlare davvero di San Valentino come il protettore degli innamorati: cuori pulsanti, magari sofferenti, ma che hanno ancora il coraggio d'amare.


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