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"GREASE-BRILLANTINA"...E VIA I CATTIVI PENSIERI!

Un settembre a ritmo di musica fu quello del 1978. Arrivò in Italia un film destinato a fare epoca.
Un misto di canto, ballo, recitazione e nostalgia: "Grease-Brillantina".
Tratta dall'omonimo musical di Jim Jacobs e Warren Casey, la pellicola è diretta da Randal Kleiser. Racconta - con leggerezza e con un pizzico di nostalgia - l'atmosfera degli anni '50 d'America. Protagonisti sono John Travolta - già noto alle cronache cinefile per l'interpretazione di Tony Manero ne "la febbre del sabato sera", uscito l'anno precedente - e la bellissima Olivia Newton-John.

                                                                               Danny e Sandy.

Il cuore del film è la storia d'amore tra Danny (Travolta) e Sandy (Newton-John). Si tratta di due giovani ragazzi che si incontrano in estate, si innamorano ma sono costretti a separarsi. Sandy, infatti - australiana -, è negli Stati Uniti per le vacanze estive, al termine delle quali deve ritornare al suo paese. Così, i due si lasciano pur giurandosi di amarsi per sempre.
Nel frattempo, ricominciano le scuole e Danny - che si era presentato a Sandy come un ragazzo dolce, sensibile e rispettoso - si scopre essere il leader dei TBirds, un gruppo di ragazzi che frequentano la Rydell School. Si tratta dei tipici bulletti del tempo. Giovani con la passione per la musica, il nascente rock and roll. Portano tutti i capelli spalmati di brillantina con un ciuffo ribelle che campeggia sulle loro fronti. Proprio come l'idolo del tempo, Elvis Presley. Indossano poi jeans, scarpe da tennis e l'immancabile giubbotto di pelle. Si tratta di ragazzi gioviali, poco dediti allo studio, e con il chiodo fisso per i motori e le donne. Danny, infatti, ha una gran "fama" di seduttore, ed è visto come un mito dai suoi amici, che invece sono più sfortunati con le donne, specialmente con un gruppetto di ragazze, le "Pink Ladies", la cui leader è Rizzo - ex di Danny e fidanzata del suo migliore amico.

      A destra, Danny e i "TBirds"; a sinistra, Sandy e le "Pink Ladies".

Destino vuole che Sandy si iscriva proprio nella stessa scuola di Danny, pur ignorando che lui stia lì. Conosce le Pink Ladies, facendo amicizia soprattutto con Frenchy.
Così, Danny e Sandy si rincontrano. Danny, però, - nonostante sia innamorato -, pur di non perdere la "stima" dei suoi amici, cerca in tutti i modi di ignorarla. Sandy è la tipica brava ragazza: timida, gentile, coi capelli biondi tenuti su da un cerchietto ed i vestitini eleganti. Rimane un po' delusa nello scoprire la vera identità di Danny. Lui fa di tutto pur di cambiare, per dimostrarle che non si era sbagliata sul suo conto, perché realmente innamorato. Lei però ha paura e non riesce a fidarsi. Alla fine, Sandy si rende conto dei veri sentimenti del giovane e capisce che è arrivato il momento di fargli capire quanto ci tenga a lui. Così, si presenta a Danny in una veste tutta nuova: con i capelli ossigenati, arricciati, la sigaretta tra le dite e gli abiti di pelle. Una Sandy diversa, molto più sexy, sicura e decisa.
A questo punto, il film si conclude: i due giovani capiscono di essersi innamorati ed anche gli altri della gang riescono a conquistare le "rispettive" Pink Ladies.
Naturalmente, si tratta di un musical. Pertanto l'intera pellicola vede Danny e Sandy - insieme agli altri interpreti - esibirsi in una serie di siparietti musicali.
I brani che fanno parte della colonna sonora vengono poi raccolti in un disco che ha un buon successo in diversi paesi, restando in classifica per diverse settimane.
Tra i più indimenticabili: "You're the One That I Want", il brano che fa "riconciliare" Danny con la ritrovata "sexy" Sandy, e "Hopelessly Devoted to You", eseguita dalla Newton-John e nominata all'Oscar come migliore canzone.

                                    A sinistra, Elvis Presley; a destra, Fonzie e i ragazzi di "Happy Days".

Per chi vuole avere un'idea di cosa fosse l'America negli anni '50 - da un punto di vista musicale e storico-sociale - non può averne ritratto più fedele che in questo film.
Parliamo dell'immediato Dopoguerra. Gli Usa erano usciti vincitori dal Conflitto, ma i morti e i feriti, si sa, ci furono anche per loro.
Il sentimento comune che legava il Nuovo Continente al Vecchio - di cui noi facciamo parte - era questo: buttarsi alle spalle tutto, per ricominciare.
E i giovani erano i primi a volerlo. La parola d'ordine era una sola: divertirsi.
E quale collante migliore se non la musica per sentirsi tutti uniti e con un unico obbiettivo comune?
Il rock and roll aveva ormai sostituito il blues ed il jazz - nati in un contesto ben differente. La musica del futuro era quella. Elvis aveva da poco fatto la sua comparsa ed era già l'idolo di tutti i giovani.
Tutti volevano imitarlo. Giubbotti di pelle con le frange, jeans, stivaletti e, naturalmente, l'indimenticabile ciuffo imbrillantinato.
E poi i motori. Tutti in sella a maestose Harley-Davidson o simili. Oppure, i più "fortunati", a bordo di "bagnarole" super elaborate, come le vecchie Cadillac cabriolet che nelle sere d'estate invadevano i "Drive-in", maestose aree attrezzate dove era possibile assistere alle proiezioni cinematografiche comodamente seduti in auto. Ma era soltanto una scusa per pomiciare con le ragazze, lontani da occhi indiscreti.
A sinistra, Renato Carosone, autore del celebre brano "Tu vuo' fa l'americano"; a destra, Nando Mericoni alias Alberto Sordi nel film "Un americano a Roma", 1954.


Portare al cinema tutto questo ottimismo, questa voglia di vivere, in un periodo di crisi come gli anni '70, significava restituire un po' di speranza e di fiducia nel futuro.
La stessa speranza di cui aveva bisogno il nostro Paese, dove il film incassò ben 8 miliardi di lire.
Non c'è da stupirsi. Come ci hanno insegnato Renato Carosone o Alberto Sordi col suo "Nando Mericoni" - quello del "macarone"-, in quel periodo (anni '50) da noi tutti volevano "fa l'americano".
Dopotutto, gli americani ci avevano salvati dal Nazifascismo, ci stavano aiutando economicamente col Piano Marshall. Ci sembravano invincibili.
E personaggi come Danny o Fonzie (protagonista della nota serie televisiva "Happy Days", andata in onda sempre negli anni '70) che correvano dietro le ragazze, pettinandosi freneticamente i capelli e facendo "i piacioni", c'erano anche qui.
Che poi invece dell' Harley-Davidson avessero la Vespa o la Lambretta, poco importava: chi ci sapeva fare "acchiappava" lo stesso. Magari portando la ragazza - come fece Danny con Sandy - al "Drive-In". In Italia avevamo il più grande d'Europa, situato lungo la Cristoforo Colombo, nel quartiere di Casal Palocco, alla periferia di Roma.
Tutti hanno potuto gioire all'uscita di questo film: gli adulti che quegli anni li avevano vissuti, e li ricordavano con nostalgia. E i giovani degli anni '70 che, invece, non erano ancora nati all'epoca e per questo la rimpiangevano.



                                          Il "Metro Drive-In" di Casal Palocco (Roma), in una foto dell'epoca.

Ma, a mio avviso, c'è anche un secondo motivo per cui questo film ebbe un grande successo da noi.
Il 1978 fu un anno molto difficile per l'Italia. Erano anni in cui uscivi di casa con la paura di incappare in qualche scontro, col rischio di trovarti invischiato in una rissa o - peggio - di beccarti una pallottola oppure restare vittima di un attentato dinamitardo. Tempi in cui, se non eri schierato politicamente, non eri nessuno. Ma i giovani, nonostante tutto, restavano tali. Volevano divertirsi, cercare di evadere, nella speranza che il domani fosse migliore. E cosa c'era di meglio di un po' di "brillantina" per spazzare via dalla testa i cattivi pensieri?

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