" CAPRICCIO ALL'ITALIANA " : IL TESTAMENTO DEL PRINCIPE DE CURTIS
Cinquant'anni fa usciva nelle sale italiane un film ad episodi, frutto della collaborazione tra vari registi: "Capriccio all'Italiana".
Venne girato nel 1967, per poi essere distribuito l'anno successivo. La pellicola è l'ultima interpretata da Antonio De Curtis, in arte Totò. Girò il film poco prima di morire - il 15 aprile del 1967 - e non potè mai vederlo in video.
A mio parere, la partecipazione di Totò a due episodi di questo film è molto significativa. In entrambe le parti risulta protagonista, ma il fatto importante è che, in tale pellicola, il Principe dà prova della sua grande maestria e della sua arte polivalente.
Non tutti sanno che Totò - celeberrimo per i ruoli comico-macchiettistici che ne hanno decretato il successo tra il pubblico - si è anche cimentato in ruoli impegnati, drammatici.
Ecco, in questo suo ultimo film mostra una prova concreta della sua poliedrica capacità interpretativa.
Gli episodi del film a cui prende parte Totò sono " Il mostro della domenica ", per la regia di Steno (Stefano Vanzina, padre di Carlo), e "Che cosa sono le nuvole?", in cui è diretto da Pier Paolo Pasolini - col quale aveva già lavorato nel film "Uccellacci e uccellini".
IL MOSTRO DELLA DOMENICA
È il secondo episodio del film. Qui, Totò veste panni a lui consueti: quelli del comico irriverente, dedito a battute nonsense, velati doppi sensi e frasi storpiate. Insomma, la sua vocazione naturale. Il suo ruolo è quello di un anziano signore che, accecato da un profondo odio per i capelloni - ovvero i ragazzi della generazione "beat", che portavano i capelli molto lunghi - finisce per trasformarsi in un vero e proprio "mostro", ricercato dalla polizia, che rapisce i giovani, con vari inganni, e poi si vendica su di loro rapandoli a zero.
Alla fine, viene beccato dal commissario che, inizialmente in difficoltà perché non in grado di capire quale reato abbia commesso l'uomo ( sebbene costui, scherzosamente, dichiari di aver " esercitato abusivamente la professione di barbiere..." ), finisce per rilasciarlo, in cambio di un favore : la "rapatura" del proprio figlio. Importante ricordare che la parte del commissario è affidata ad una nota "spalla" di Totò, Ugo D'Alessio - celebre per aver interpretato il ruolo di Deciocavallo-Caciocavallo nel famoso sketch della "vendita" della Fontana di Trevi, in "Totòtruffa '62".
Colonna sonora dell'episodio è il brano "Dettato al Capello", interpretato da un piccolo gruppo beat del tempo, "I Quelli". Qui c'è un interessante retroscena da svelare : il cantante - oggi diremmo front-man - del gruppo che interpreta il brano è Teo Teocoli - anni dopo divenuto un famoso comico ed attore.
In sostanza, in questo episodio, Totò mostra nuovamente la sua innata "vis comica", cosa per cui ancora oggi è ricordato ed apprezzato.
CHE COSA SONO LE NUVOLE?
Nel quarto episodio del film, invece, troviamo il De Curtis in una veste completamente differente, che mostra appieno - secondo me - le proprie doti drammaturgiche. La vicenda racconta di un gruppo di burattini che mette in scena una rivisitazione dell' "Otello" di Shakespeare.

Totò interpreta la parte di Iago, al fianco di Ninetto Davoli - già suo partner nel film "Uccellacci e uccellini"- nel ruolo di Otello. I vari personaggi, nella pausa dalla pièce teatrale, si interrogano sul perché di quelle battute che, nella "vita scenica", sono costretti a pronunciare, dei comportamenti che sono costretti a tenere. Come se, nelle pause recitative, a parlare fossero le loro coscienze. Stupendo il dialogo Iago-Otello in cui Totò spiega a Davoli che la verità sta dentro di noi ma che - " non bisogna nominarla, perché appena la nomini non c'è più ".
Infine, dopo il linciaggio da parte del pubblico - che si ribella all'uccisione di Desdemona da parte di Otello - il Moro e Iago rimangono uccisi e, raccolti dal monnezzaro, vengono caricati su un camioncino e buttati in una discarica.
Qui, distesi con gli occhi al cielo, i due burattini contemplano la "straziante meravigliosa bellezza del creato" chiedendosi, appunto - come il titolo accenna - che cosa siano queste nuvole che, come in estasi, ammirano negli ultimi istanti di vita.
La colonna sonora di questo episodio è invece il brano omonimo " Che cosa sono le nuvole", scritto da Pier Paolo Pasolini e cantato da Domenico Modugno - che nel film interpreta il monnezzaro.
Tra gli altri attori marionette, ricordiamo anche Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, nei ruoli di Cassio e Rodrigo, Laura Betti, nel ruolo di Desdemona, e Carlo Pisacane (il "Capannelle" de " I soliti Ignoti") che interpreta Brabanzio.
Si evince chiaramente che il livello drammaturgico e interpretativo di tale episodio è completamente differente e "superiore" al taglio del precedente, fondamentalmente comico e leggero. Qui troviamo un Totò molto più profondo. Lo stesso Totò di "Uccellacci e uccellini", di "Una di quelle" e di altri film meno conosciuti dell'attore napoletano.
Alla luce di questo, tale film - a mio modesto parere - potrebbe esser definito un vero e proprio testamento artistico di Antonio De Curtis. Un lascito importante alla cinematografia italiana, che definisce la sua ambivalenza artistica, consentendogli di prendersi una rivincita sulla critica - che non fu mai molto morbida nei suoi confronti -, la quale non ha mai veramente compreso la statura morale ed artistica di questa Maschera, venuta fuori dalla commedia dell'arte e divenuta una delle migliori del cinema di tutti i tempi.
Cinquant'anni fa usciva nelle sale italiane un film ad episodi, frutto della collaborazione tra vari registi: "Capriccio all'Italiana".
Venne girato nel 1967, per poi essere distribuito l'anno successivo. La pellicola è l'ultima interpretata da Antonio De Curtis, in arte Totò. Girò il film poco prima di morire - il 15 aprile del 1967 - e non potè mai vederlo in video.
A mio parere, la partecipazione di Totò a due episodi di questo film è molto significativa. In entrambe le parti risulta protagonista, ma il fatto importante è che, in tale pellicola, il Principe dà prova della sua grande maestria e della sua arte polivalente.
Non tutti sanno che Totò - celeberrimo per i ruoli comico-macchiettistici che ne hanno decretato il successo tra il pubblico - si è anche cimentato in ruoli impegnati, drammatici.
Ecco, in questo suo ultimo film mostra una prova concreta della sua poliedrica capacità interpretativa.
Gli episodi del film a cui prende parte Totò sono " Il mostro della domenica ", per la regia di Steno (Stefano Vanzina, padre di Carlo), e "Che cosa sono le nuvole?", in cui è diretto da Pier Paolo Pasolini - col quale aveva già lavorato nel film "Uccellacci e uccellini".
IL MOSTRO DELLA DOMENICA
È il secondo episodio del film. Qui, Totò veste panni a lui consueti: quelli del comico irriverente, dedito a battute nonsense, velati doppi sensi e frasi storpiate. Insomma, la sua vocazione naturale. Il suo ruolo è quello di un anziano signore che, accecato da un profondo odio per i capelloni - ovvero i ragazzi della generazione "beat", che portavano i capelli molto lunghi - finisce per trasformarsi in un vero e proprio "mostro", ricercato dalla polizia, che rapisce i giovani, con vari inganni, e poi si vendica su di loro rapandoli a zero.
Alla fine, viene beccato dal commissario che, inizialmente in difficoltà perché non in grado di capire quale reato abbia commesso l'uomo ( sebbene costui, scherzosamente, dichiari di aver " esercitato abusivamente la professione di barbiere..." ), finisce per rilasciarlo, in cambio di un favore : la "rapatura" del proprio figlio. Importante ricordare che la parte del commissario è affidata ad una nota "spalla" di Totò, Ugo D'Alessio - celebre per aver interpretato il ruolo di Deciocavallo-Caciocavallo nel famoso sketch della "vendita" della Fontana di Trevi, in "Totòtruffa '62".
Colonna sonora dell'episodio è il brano "Dettato al Capello", interpretato da un piccolo gruppo beat del tempo, "I Quelli". Qui c'è un interessante retroscena da svelare : il cantante - oggi diremmo front-man - del gruppo che interpreta il brano è Teo Teocoli - anni dopo divenuto un famoso comico ed attore.
In sostanza, in questo episodio, Totò mostra nuovamente la sua innata "vis comica", cosa per cui ancora oggi è ricordato ed apprezzato.
CHE COSA SONO LE NUVOLE?
Nel quarto episodio del film, invece, troviamo il De Curtis in una veste completamente differente, che mostra appieno - secondo me - le proprie doti drammaturgiche. La vicenda racconta di un gruppo di burattini che mette in scena una rivisitazione dell' "Otello" di Shakespeare.

Totò interpreta la parte di Iago, al fianco di Ninetto Davoli - già suo partner nel film "Uccellacci e uccellini"- nel ruolo di Otello. I vari personaggi, nella pausa dalla pièce teatrale, si interrogano sul perché di quelle battute che, nella "vita scenica", sono costretti a pronunciare, dei comportamenti che sono costretti a tenere. Come se, nelle pause recitative, a parlare fossero le loro coscienze. Stupendo il dialogo Iago-Otello in cui Totò spiega a Davoli che la verità sta dentro di noi ma che - " non bisogna nominarla, perché appena la nomini non c'è più ".
Infine, dopo il linciaggio da parte del pubblico - che si ribella all'uccisione di Desdemona da parte di Otello - il Moro e Iago rimangono uccisi e, raccolti dal monnezzaro, vengono caricati su un camioncino e buttati in una discarica.
Qui, distesi con gli occhi al cielo, i due burattini contemplano la "straziante meravigliosa bellezza del creato" chiedendosi, appunto - come il titolo accenna - che cosa siano queste nuvole che, come in estasi, ammirano negli ultimi istanti di vita.
La colonna sonora di questo episodio è invece il brano omonimo " Che cosa sono le nuvole", scritto da Pier Paolo Pasolini e cantato da Domenico Modugno - che nel film interpreta il monnezzaro.
Tra gli altri attori marionette, ricordiamo anche Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, nei ruoli di Cassio e Rodrigo, Laura Betti, nel ruolo di Desdemona, e Carlo Pisacane (il "Capannelle" de " I soliti Ignoti") che interpreta Brabanzio.
Si evince chiaramente che il livello drammaturgico e interpretativo di tale episodio è completamente differente e "superiore" al taglio del precedente, fondamentalmente comico e leggero. Qui troviamo un Totò molto più profondo. Lo stesso Totò di "Uccellacci e uccellini", di "Una di quelle" e di altri film meno conosciuti dell'attore napoletano.
Alla luce di questo, tale film - a mio modesto parere - potrebbe esser definito un vero e proprio testamento artistico di Antonio De Curtis. Un lascito importante alla cinematografia italiana, che definisce la sua ambivalenza artistica, consentendogli di prendersi una rivincita sulla critica - che non fu mai molto morbida nei suoi confronti -, la quale non ha mai veramente compreso la statura morale ed artistica di questa Maschera, venuta fuori dalla commedia dell'arte e divenuta una delle migliori del cinema di tutti i tempi.



Commenti
Posta un commento