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AMA E FA' CIO' CHE PUOI

"Ama e fa' ciò che vuoi. Se taci, taci per amore. Se perdoni, perdona per amore. Se parli, parla per amore. Se correggi, correggi per amore. Sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può nascere che bene."
È una notissima frase del vescovo, teologo e filosofo Sant'Agostino. Credo non ci sia nulla da aggiungere per comprenderne il significato. Il vescovo di Ippona voleva intendere che l'amore è - per dirla alla Protagora - la misura di tutte le cose. Il principio primo su cui si fonda la nostra vita.
In sostanza, fai quello che vuoi basta che tu lo faccia con amore. Ma davvero ci basta amare per fare quello che vogliamo? O meglio: l'amore rende davvero possibile ogni cosa?


                      

A questo punto, credo sia opportuno fare una precisazione. È chiaro che l'amore è una componente fondamentale dell'animo umano. Un sentimento profondo e necessario. Un bisogno senza il quale l'uomo non può vivere. Ma ci sono differenti tipi di "amore".
Se pensiamo all'amore meno "tormentato" come quello per la famiglia, per il prossimo, per la vita e per se stessi, allora dico sì, Agostino aveva ragione: perché l'amore è la forza trainante dell'essere umano. Senza un minimo di amore non si arriva a nulla di buono. Il nostro rapporto con l'altro si basa su questo sentimento: il rispetto, l'altruismo, la fiducia, sono atti d'amore. Inoltre, come dice giustamente il filosofo, il bene è frutto dell'amore. Poiché quest'ultimo va oltre le leggi, oltre le convenzioni, supera tutto e muta tutto:  l'amore "move il sole e l'altre stelle" diceva infatti Dante.
Se, invece, parliamo dell' "Amore ", quello legato alla passione, all'eros, al rapporto - anche 'fisico' - tra persone, il discorso cambia. E di questo è opportuno parlare, perché proprio in tale "frangente"  si ricorre all'utilizzo di questa massima, a volte più che all'alternativa 'laica', "in amore ed in guerra tutto è permesso".
C'è anche un'altra frase, che ricalca un po' questa idea di 'amore miracoloso'. "Amor, ch'a nullo amato amar perdona", ovvero: chi è amato non può far a meno di ricambiare. Lo diceva sempre Dante, nel V Canto dell'Inferno. Però, con tutto rispetto per il Sommo Poeta, stento a credere che basti amare qualcuno per essere riamati.
Dopotutto, possiamo giustificarlo. Il poeta fiorentino viveva ai tempi dello stil novo, dell'amor cortese. Un mondo fatto di prìncipi a cavallo, sprezzanti del pericolo, ed indifese principesse da salvare. Forse, allora era possibile.
Ma oggi non è minimamente pensabile una cosa del genere - o almeno non su larga scala.
Fosse così semplice - a mio avviso - vivremmo in un mondo perfetto. Sarebbe come vivere nell'Iperuranio platonico o nella città di Utopia di Thomas More.
Se interpretiamo la frase di Sant'Agostino in questi termini, allora suggerirei di cambiare la prima parte: "Ama e fa' ciò che puoi". Perdonare, amare, parlare, tacere, tutto si può fare per amore. L'amore è la radice del bene. Chi ama, proprio in virtù di ciò, vuole il bene della persona amata. Vuole vederla felice, realizzata, appagata. Ma quella che si potrebbe definire "la controparte" deve ricambiare il nostro volere. Noi possiamo amare con tutto il cuore, profondamente, fare di tutto ma se dall'altro lato non c'è corrispondenza, il nostro solo sentimento non basta. In questo senso penso ci sia concesso fare ciò che "possiamo"- impegnandoci anche al massimo - e non ciò che "vogliamo" o meglio, "vorremmo".
Ed è questo, credo, l'effetto collaterale più spiacevole di "quello che - per citare Max Pezzali -comunemente noi chiamiamo amore".

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