“IL WALTER” È QUI!
Un uomo come lui, così amante della donna, non poteva non nascere l’8 marzo, un secolo fa esatto. Forse un segno del destino? Può darsi. Di sicuro Walter Chiari, di donne, se ne intendeva molto. Sul set, come nella vita privata. Ha amato tanto ed è stato amato, ma probabilmente non abbastanza.
Perché “Il Walter”, il parolaio per antonomasia, quello degli ironici monologhi di “Canzonissima” e “Studio Uno”, il comico dalle braccia lunghe e dal ciuffo ribelle, che calamitava davanti al video milioni di telespettatori, era un’anima candida, fragile come poche. L’uomo innamorato di Lucia Bosè, il seduttore che fece capitolare una diva come Ava Gardner (ma fu solo una delle tante), il marito di Alida Chelli (che gli regalò un figlio), e il compagno di scena di tante bellissime, da Valeria Fabrizi (sua amica d’infanzia) a Sylva Koscina, Anna Maria Ferrero e Isa Barzizza, tra commedie farsesche e sentimentali, era solo apparentemente spavaldo e sicuro di sé. La maschera del “timido”, quella dello sketch del ragazzo bello, ingenuo e timoroso che non ha il coraggio di approcciarsi a una ragazza e si fa aiutare passo passo da un amico (l'amico fraterno, Carlo Campanini, suo compagno di scena per anni) forse somiglia molto di più al vero Walter. Quello che nel pieno del successo si ritrovò indagato per consumo e spaccio di cocaina (ma la seconda accusa cadde in breve tempo) e improvvisamente si scoprì vittima della solitudine. Una solitudine lunga, in cui però egli cercò sempre, davanti al pubblico, di mostrarsi quello che tutti credevano fosse: bello, forte, aitante e scavezzacollo. Turbato nell’animo e nel fisico, ormai lontano dalle luci della ribalta, “Il Walter” se ne andò in silenzio, nella camera di un residence milanese, nel dicembre del 1991. Finì così la sua parabola: quella di un genio incompreso, come l’ho definito nell’ampio articolo che gli dedicai tempo fa e che potete rileggere a questo link (https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2021/12/chiari-parabola-di-un-genio-incompreso.html).
Perché bisogna parlare di Walter Chiari. Non è giusto che di lui si perda memoria. Bisogna raccontare la sua arte, riguardare i suoi sketch televisivi, i suoi film. Far sì che i giovani, che magari ne ignorano l'esistenza, ne conoscano le "gesta", mentre chi l'ha conosciuto e l'ha stranamente dimenticato ritorni ad ammirarlo e ad applaudirlo. Perché, in fondo, "Il Walter", quello nato un secolo fa nel giorno in cui si celebra la donna, quello che sembrava sempre allegro e sapeva far ridere, non è mai andato via.
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