MARCO BIAGI: IL CORAGGIO DI UN "PROFESSORE"
Era un uomo giusto, un "cervello" al servizio dello Stato. Una persona perbene desiderosa soltanto di fare il proprio lavoro, con coscienza. Tanto bastò a farne la vittima di un'organizzazione altamente sofisticata (in termini organizzativi ed informatici) dal punto di vista tecnico ma profondamente antiquata nei suoi folli ideali, che si rifacevano alla rivoluzione armata degli anni '70. Furono le Nuove Brigate Rosse, quella sera del 19 marzo 2002, a freddare con sei pallottole il professor Marco Biagi, appena giunto in bicicletta davanti alla sua abitazione sotto i portici di Bologna, in Via Valdonica.
La medesima pistola, due anni prima, aveva assassinato il professor Massimo D'Antona, anch'egli un economista al servizio dello Stato. Un attacco al cuore economico del Paese, in grado di metterne a repentaglio la stabilità. sventato l'anno successivo, quando i leader dell'organizzazione, Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi, vennero arrestati su un treno nei pressi di Castiglion Fiorentino, durante un normale controllo della Polfer - degenerato in un conflitto a fuoco che costò la vita al sovrintendente Petri e allo stesso Galesi. Quella brutta storia finì, ma purtroppo le vite di quei due uomini, D'Antona e Biagi, due "professori" coraggiosi che credevano nella giustizia, nessuno poté restituirle ai propri cari, salvo il loro esempio. Perché quello, ancora oggi, è vivo più che mai. E proprio per onorare l'esempio e la memoria di Marco Biagi, a vent'anni dalla sua tragica scomparsa, vi ripropongo di seguito l'articolo da me scritto due anni fa, in occasione del suo mancato settantesimo compleanno. L'articolo è fruibile al seguente link:
https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2020/11/biagi-un-uomo-giusto-era-un-uomo-perbene.html
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