PINO DANIELE, LA NAPOLI “VIVA”
«Napule è mille culure». Napoli è mille colori. Il colore dei suoni, dei volti, dei vicoli, degli angoli che si affacciano sul mare. Il colore della sua gente, serena o arrabbiata, positiva o delusa ma sempre sorridente. Napoli è mille colori e mille cose. Forse anche difficili da spiegare a chi non ci è mai stato “dentro”. Perché vivere Napoli significa attraversare i suoi rioni, da Chiaia al Vomero, dai Quartieri a Mergellina, salire su un tram o in funicolare, entrare in un negozio, pregare in una delle sue meravigliose chiese. Significa ascoltare la sua gente, partecipare delle sue gioie e delle sue pene. Ma, soprattutto, vivere Napoli significa lasciarsi travolgere dai suoi colori e da quelle contraddizioni che la rendono unica e speciale.
Pino Daniele era figlio di questa Napoli. Bella e brutta, angelica e dannata, devota e superstiziosa, buona e cattiva. Egli sapeva, però, che il rapporto tra le due “anime” della città è sempre stato in una percentuale di 30 a 70 in favore del suo lato migliore. Pino Daniele apparteneva a questo schieramento: la Napoli che vive, ama, suona, canta, recita, si indigna, lotta, perde, cade, si rialza, “nun dà retta a nisciun”, perché sa qual è la strada giusta. «Yes I know my way» cantava Pino Daniele pur sapendo che non fosse facile percorrerla. La sua era una strada fatta di buche, di “monnezza”, di motorini che ti tagliano il passo, di gente che urla senza apparente motivo, di povertà e di ricchezza, di ladruncoli e camorristi come di tanta gente perbene, di poeti, musicisti, scrittori, comici, teatranti, di scugnizzi e di grandi uomini, di pizze fritte e di limonate fresche, di angusti vichi e di splendidi quartieri illuminati dal sole col Vesuvio a fare da cornice. Ma quella strada conduce verso grandi soddisfazioni, se percorsa con decisione, consapevolezza e passione. Pino Daniele ci è riuscito. Si è lasciato accompagnare dalla sua chitarra e dal suo talento, ha mescolato rock, blues e tradizione partenopea. Ha raccontato la sua città, ne ha svelato scorci, umori e pensieri. Lo ha fatto senza mai negare le sue fragilità, le sue anomalie, i suoi segreti, ma rivelandone anche la bellezza dei suoi “colori”. Quelle sfumature che sembrarono svanire dieci anni fa, il 4 gennaio 2015, quando Pino Daniele volò via e il cielo dell’antica Partenope si tinse di nero, ma solo per metà. Perché Napoli è sempre stata una città duale, persa tra le sue incongruenze, come sorridere e piangere allo stesso tempo. Ma è proprio in quelle incongruenze, come nella musica di Pino, che Napoli è sempre stata viva.
A.M.M.
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