DANTE GIACOSA, SOGNI A QUATTRO RUOTE
«Il bacillo della creatività e dell'inventiva mi ha accompagnato tutta la vita. Ho provato la gioia di risolvere problemi appassionanti. Mi sono esaltato a immaginare cose nuove e ho provato soddisfazione di vederle nascere e vivere di vita propria. Vedere il futuro tramutarsi nel presente, la fantasia farsi realtà, la mente irrequieta inseguendo nuove mete. Il pensiero sempre rivolto al tavolo da disegno». Un foglio bianco, una matita e via, a realizzare piccoli sogni a quattro ruote, nel senso letterale del termine. Perché negli anni ‘50, quelli della “motorizzazione di massa” sulla scia del Miracolo Economico, possedere un’automobile era un lusso che potevano permettersi in pochi.
Servivano soluzioni geniali, per realizzare veicoli di qualità, a prezzi contenuti e a garanzia di eternità (almeno nelle intenzioni). Dante Giacosa fu in grado di dare forma a quei sogni. Piccole utilitarie con motore e trazione posteriori, quattro posti comodi e un design innovativo, in grado di mantenere una velocità di crociera che raggiungeva a fatica i cento ma che erano in grado di portarti (con le dovute tappe e le opportune accortezze) da Milano a Palermo e viceversa per le vacanze estive, cariche di padri, madri, mogli, figli, nonni e bagagli sistemati sul portapacchi contro ogni legge di gravità. Sto parlando, ovviamente, della Fiat 600 e della Fiat 500, orgoglio e onore della Fabbrica Italiana Automobili Torino e massima espressione artistica e ingegneristica dell’ingegner Giacosa. Figlio delle Langhe, originario del piccolo borgo di Neive, terra di vini pregiati, nato a Roma - centoventi anni fa, il 3 gennaio 1905 - perché il padre si trovava lì in servizio come maresciallo dei carabinieri, ma piemontese fino al midollo, Dante Giacosa si laureò a soli ventidue anni in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Torino dopo aver atteso agli studi classici che, a suo dire, gli diedero un «senso di misura ed equilibrio» necessario per lo svolgimento del proprio lavoro. Un lavoro fatto di ricerca e di studi, di razionalità, di inventiva ma sempre all’insegna della semplicità. Entrò in FIAT da semplice disegnatore per arrivare a ricoprire tutti gli incarichi più significativi, da capo progettista a dirigente. Ma nel profondo, Dante Giacosa è sempre rimasto un umile ingegnere. Un creativo in grado di ideare soluzioni efficaci e realizzare modelli entrati nella storia della casa automobilista torinese: dalla Topolino del 1936 alla Fiat 124, dall’Autobianchi Bianchina (alternativa chic alla 500) alla Campagnola, dalla Fiat 1100 alla sua erede Fiat 128, prima vettura a trazione anteriore prodotta dall’azienda (dopo l’esperimento della Autobianchi Primula, ancora opera sua), premiata Auto dell’Anno 1970. E poi le già citate utilitarie del “Boom economico”, la briosa, comoda e raffinata 600 e la leggendaria, piccola-grande 500, per le cui linee e stile ricevette il prestigioso Compasso d’Oro nel 1957. Ma, a proposito di quest’ultima, degna di nota anche la geniale intuizione del “motore a sogliola”, ovvero l’inclinazione del glorioso bicilindrico in posizione orizzontale per guadagnare spazio nella parte posteriore e realizzare la versione familiare meglio nota come “Giardiniera” (stessa soluzione adottata sulla “cugina” Bianchina Panoramica). Design e innovazione motoristica, armonie stilistiche e tecnologie meccaniche. Motori raffreddati ad aria o a liquido, trazioni anteriori e posteriori. Utilitarie e berline di lusso, spider e familiari. Insomma, di tutto e di più. Dilungarsi nella descrizione di modelli, telai e soluzioni meccaniche sarebbe fuori luogo. Basti sapere una cosa: Dante Giacosa ha profondamente rivoluzionato il panorama automobilistico nazionale. Ha creato ex nihilo veri e propri gioielli di meccanica ma anche di carrozzeria. Ha portato in alto il nome della FIAT, oltre i confini italici. Ha fatto grande un marchio che, anche dopo il suo pensionamento, fino alla morte - sopraggiunta nel marzo del 1996, a novantuno anni compiuti -, ha sempre approfittato dei suoi consigli, della sua esperienza e della sua eleganza, in gesti ed idee. Idee preziose e vincenti. Idee eroiche di un uomo normale che si sedeva al tavolo da disegno, fissava un foglio, prendeva una matita, dava libero sfogo a un sogno e lo trasformava in realtà.
A.M.M.
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