NINI ROSSO, LA FELICITÀ DI ESSERE TRISTI
Nelle prime scene di Se non avessi più te, terzo “musicarello” di Fizzarotti con protagonisti Gianni Morandi nei panni di un soldato di leva e Laura Efrikian in quelli della figlia del suo maresciallo, uno straordinario Nino Taranto, c’è un uomo baffuto, vestito da sottufficiale, che nel cortile della caserma, la sera prima del congedo delle reclute, suona alla tromba Il silenzio, ma in una versione molto speciale. Malinconica, struggente, accompagnata da una parte recitata in cui un soldato, lontano da casa, ripensa con nostalgia alla sua bella. Quel sottufficiale si chiamava Nini Rosso e di quel Silenzio aveva fatto la sua fortuna, tanto da essere inserita in uno di quei film musicali che andavano tanto di moda. Ma, forse, il Silenzio era anche la sua vera cifra.
Torinese, classe 1926, figlio di un operaio della FIAT che lo voleva maestro, prese la licenza magistrale ma la passione per la tromba era troppo forte per non seguirla. Aveva imparato a suonarla all’oratorio dai Salesiani, poi era passato a strimpellare jazz insieme ad altri amici appassionati di musica nella città sabauda, come Piero Angela e Fred Buscaglione. Perfino durante la Resistenza, da partigiano in montagna, non smise mai di inseguire la malinconia di una nota, come una sera, a pochi passi da un campo tedesco, salvato da un sacerdote che avvertì lui e i suoi compagni che erano stati individuati. In una delle sue tante serate nei locali torinesi, Nini Rosso venne scoperto dal maestro Cinico Angelini, direttore della celebre orchestra dell’EIAR, che lo volle con sé.
Da quel momento, la tromba di Nini Rosso iniziò a emettere fiato e a creare emozioni, intime, intense, con una vena malinconica che solo Louis Armstrong, il suo mito, avrebbe potuto eguagliare. La sua fortuna arrivò con due canzoni, Ballata di una tromba e Il silenzio, ma per quanto fosse diventato prima tromba della Tv, Nini Rosso non amava particolarmente l’orchestra. Iniziò così a girare per il mondo, dall’India al Sud America, dal Giappone agli Stati Uniti, portando con sé quella malinconia che, secondo qualcuno, era la felicità di essere tristi. E Nini Rosso, della sua tristezza, era felice. Si lasciava cullare dalla musica, dolcemente, soffiando in quella tromba con tutta la forza che aveva nei polmoni. Quei polmoni che lo tradirono, colpiti da un cancro che ce lo portò via trent’anni fa, il 5 ottobre 1994, a soli sessantotto anni. Ma nelle notti limpide e malinconiche, nel Silenzio, possiamo ancora ascoltare la sua tromba. Che suona felice, tra le stelle, come in un vecchio musicarello di tanti anni fa.
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