AUGURONI, ROBY!
È sempre stato il più carismatico, forse anche il più amato dei "fantastici quattro". Con i suoi occhioni azzurri, le sue urla iconiche sopra le tastiere, Roby Facchinetti, ottanta primavere oggi, ha rappresentato e rappresenta il volto glamour dei Pooh, la band più longeva della musica italiana.
Dodi Battaglia alla chitarra, Stefano D'Orazio alla batteria (perché nessuno l'ha mai dimenticato), Red Canzian al basso e Roby Facchinetti piano e voce. E che voce! Una voce indimenticabile, resa ancora più autentica nell'interpretazione di brani che hanno fatto la storia della musica italiana, come "La donna del mio amico" e "Uomini soli", la loro vittoria al Festival di Sanremo 1990. "Non si può, non si può, no non si può" e "Dio delle città e dell'immensità" noi non riusciamo proprio a immaginarceli intonati da altri. Perché Roby Facchinetti è Roby Facchinetti. È il volto "figo" dei Pooh e le "corde" calde di una band che non fa altro che annunciare una fine imminente per poi proseguire ogni volta il suo cammino con inesauribili dosi di energia. Auguroni, Roby!
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