CIAO, CARO FRANCO!
Quando, come tutti, ho appreso del male contro cui stava lottando, sono rimasto attonito. Volevo scrivere qualcosa per lui, fargli sentire la mia vicinanza. Poi mi sono detto: meglio fare di più. Scrivere una recensione del suo ultimo libro, il racconto delle guerre a cui ha assistito da inviato e la sua "guerra", quella contro il mesotelioma, utilizzando parole-chiave. Pensavo sarebbe stato un gesto importante, più di qualunque frase di circostanza. Ebbene, giovedì ho comprato finalmente il suo libro, a Napoli, città che ci lega. Appena ventiquattro ore dopo, senza neanche il tempo di leggere una pagina, Franco Di Mare se ne è andato. Non ci potevo credere, ancora non ci posso credere. Sappiamo tutti che quello lì, il mesotelioma, è una condanna senza possibilità d'appello. Sappiamo tutti che ne era consapevole e che ciononostante si mostrava fiero, dignitoso e apparentemente sereno. Ma nessuno, credo, si sarebbe aspettato che se ne andasse via così, senza neanche darci il tempo di abituarci all'idea che non ci fosse più. Sicuramente quella recensione (che acquisterà ancora più valore) la farò, non appena avrò letto il libro e riordinato le idee. Ma adesso qualcosa su di lui sento il bisogno di dirla.
Per me Franco Di Mare è sempre stato un modello. Tra i miei eroi, quelli del giornalismo, si piazza in classifica subito dopo Enzo Biagi. Ma chiunque ami il giornalismo, il racconto, la riflessione su ciò che accade intorno a noi non può non aver amato il "suo" modo di raccontare. Un "eroe", dunque, era o meglio è per me Franco Di Mare. E pensare che, nel nostro secondo incontro (in totale furono quattro), avvenuto nella mia Lagonegro - paese che considerava un po' casa sua -, alla presentazione del romanzo "Il teorema del Babà", secondo capitolo di una trilogia ambientata in un immaginario paese della Costiera amalfitana, Franco Di Mare autografò la mia copia scrivendo "Ad Andrea, il mio eroe", dicendomi con orgoglio quanto fosse raro trovare un uomo che chiedesse un autografo su un libro comprato per se stesso, specialmente se si tratta di un romanzo. Io un eroe per Franco Di Mare? Potete soltanto immaginare come mi sono sentito, visto che solo nell'avvicinarmi a lui, per fare una fotografia, mi tremavano le mani e le gambe. La mia timidezza, però, era spazzata via dal desiderio di conoscerlo di persona, di scambiare qualche battuta, di stare per qualche istante accanto al mio idolo. Nell'ultimo nostro incontro, a Napoli, nel 2018, alla presentazione di un altro libro, gli confidai che volevo fare il suo mestiere e lui mi apostrofò con un "Oooh" di stupore. Gli chiesi anche se sarebbe venuto a presentare quel libro a Lagonegro nuovamente e se in tal caso fosse stato possibile avere un autografo su altri suoi testi che avevo acquistato. Si mise a disposizione e ci scattammo ancora una foto insieme. Non l'avrei più rivisto. Però mi fu "vicino" in un'altra occasione, in un modo bizzarro. Il 5 novembre 2022 andò in onda su Rai3 una puntata del suo programma di inchieste "Frontiere" dedicata ad Enrico Mattei, il fondatore dell'ENI, in occasione dei sessant'anni dalla scomparsa (avvenuta il 27 ottobre 1962). E in quello stesso giorno io mi laureavo con il massimo dei voti con una tesi in Filosofia Politica dedicata proprio ad Enrico Mattei. Coincidenze? Io credo di no. Come non credo sia una coincidenza il fatto che io e lui ci siamo incontrati, ci siamo confrontati e ci siamo anche, in qualche modo, apprezzati a vicenda. Non lo so, forse ho detto tutto, forse non ho detto nulla, o forse ho detto un "niente" che è "tutto", ma ho ancora le idee un po' confuse. Tornerò, tornerò a parlare di lui. Lo farò recensendo il suo libro, raccontando la sua esperienza, con la consapevolezza di stupirmi ancora una volta, attraverso il suo stile, della sua grande forza e della sua immensa e "umana" professionalità. Ciao, caro Franco!
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