SERGIO RAIMONDI, UN "BEL" RICORDO
Era un ragazzo della Roma del Dopoguerra, uno dei tanti. Bello, aitante, dal volto onesto. E in quel volto, destinato a comparire sulle copertine dei più celebri fotoromanzi, da "Sogno" a "Cine illustrato", egli trovò un modo per dare una svolta alla propria vita. Così Torquato Feliziani, meccanico romano, lasciata la tuta da lavoro per gli abiti del divo, diventò Sergio Raimondi, cominciando ad apparire sui fumetti fotografici che tanto piacevano alle ragazzine.
Una di quelle storie poi, "Vendetta di zingara", in cui affiancava Anna Vita, ebbe talmente successo che, nel 1950, si ritrovò a interpretarla sul grande schermo. Il passo fu breve. Sergio Raimondi diventò nel giro di pochi anni uno dei tanti volti del cinema popolare del tempo, quello dei "bulli" e delle "pupe", dei ragazzotti lavoratori o scansafatiche e delle giovani sognatrici e pudiche, ma anche orgogliose e combattive.
Sergio Raimondi sulla copertina di "Sogno". |
Sergio Raimondi si ritrovò così ad interpretare giovani rubacuori, fratelli maneschi di sorelle "frizzanti" (come Giovanna Ralli ne "Le signorine dello 04"), fidanzati gelosi e lavoratori onesti soprattutto in commedie sentimentali, passando dalla regia di Zurlini a quella di Bolognini, da Steno a Mario Costa, affiancando giovani e belle attrici come Valeria Moriconi e Antonella Lualdi.
Raimondi divenne così l'archetipo del "bello", ma ce n'erano fin troppi, e passata quella felice parentesi (che in alcuni casi portò anche ad epiloghi tutt'altro che brillanti, come nel caso di Maurizio Arena, altro "fusto" di quell'era lì), furono sempre meno le possibilità di emergere e di lavorare contando soltanto sul bell'aspetto che, aiuta di certo, ma non a lungo. Allora Sergio Raimondi decise di lasciare il cinema e di tornare alla sua vita di tutti i giorni. Soltanto la notizia della sua scomparsa, nel 2003, portò brevemente in vista il suo volto in bianco e nero. Ma oggi, nel centenario della sua nascita, Sergio Raimondi merita un piccolo ricordo. Non per particolari meriti, non per la sua recitazione (venne quasi sempre doppiato) e neanche per il suo volto pulito, ma semplicemente quale protagonista di un tempo lontano, fatto di gioventù, spensieratezza, ottimismo e sogni di gloria. Un "Bel" ricordo di una bella epoca.
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