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 ILARIA ALPI, UNA RAGAZZA CHE AMAVA RACCONTARE


Era una ragazzina, Ilaria, quando decise che da grande avrebbe fatto la giornalista. Andava a scuola, le diedero un microfono in mano, e lei andava in giro per il suo quartiere, a Roma, a far domande. Le piaceva ascoltare la gente, le piaceva scrivere, raccontare ciò che accadeva intorno. Forse, anche per questo, decise di studiare lingue, perfino l'arabo, per poter meglio capire anche chi non si esprimeva nella sua lingua. 



È stata questa sua passione, sincera, autentica, a portare Ilaria Alpi nel posto sbagliato, o forse nel posto giusto. Perché sì, Ilaria Alpi non faceva nulla di male, lì a Mogadiscio, in Somalia. La guerra civile, la missione di pace dell'ONU "Restor Hope", soldati in ritirata. Il TG3, che l'aveva accolta nella sua famiglia da appena due anni, dopo una precedente esperienza come inviata per "Paese Sera" e "L'Unità", l'aveva mandata lì per raccontare ciò che stava succedendo. Lo aveva già fatto nel 1992 e due anni dopo Ilaria Alpi era di nuovo lì, con il suo cineoperatore, Miran Hrovatin. Ma Ilaria Alpi, lo dicevamo, amava il contatto con la gente, amava raccontare, amava scoprire. E qualcosa scoprì. Qualcosa che aveva a che fare con un traffico di rifiuti tossici, qualcosa che (forse) coinvolgeva anche alcune imprese italiane. Qualcosa che probabilmente le confermò anche il sultano di Bosaso, l'ultimo di cui raccolse le parole. 


Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.


Perché proprio di ritorno da quell'intervista, e a pochi passi dall'Ambasciata italiana, a Mogadiscio, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin vennero uccisi da un commando di sette persone che affiancò il pick-up su cui viaggiavano e aprì il fuoco. Inchieste, commissioni, magistrati, colpevoli, appelli accorati della madre di Ilaria (morta nel 2018 senza la possibilità di conoscere la verità) si sono avvicendati senza portare a una conclusione. Dopo trent'anni da quel 20 marzo 1994, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono ancora vittime di una storia incompiuta. Una storia raccolta dal microfono di una ragazza che amava raccontare, ma venne messa a tacere.

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