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 VITTORIA CRISPO, "FEMMENA" DI RAZZA


Se ne andava mezzo secolo fa, il 24 dicembre 1973, una tra le più grandi, talentuose e gioiose caratteriste del cinema italiano in generale, di quello partenopeo in particolare. "'U mamma miiia, che guaaaaio!" è una di quelle espressioni - con gli occhi rivolti al cielo e le mani giunte con forza in seno - che hanno reso Vittoria Crispo una presenza indimenticabile nello spettacolo del secolo scorso. 



Corpulenta, materna o pettegola, maliziosa o ingenua, risoluta o disperata ha incarnato la donna popolare partenopea, passando dal teatro al cinema e alla televisione con grande disinvoltura. Fu in scena con Eduardo De Filippo nelle sue commedie più celebri, da "Napoli milionaria!" a "Questi fantasmi". Con Nino Taranto divise quinte teatrali e studi televisivi, ma è stato il cinema a consacrarla per sempre alla storia. 


Vittoria Crispo in scena con Eduardo De Filippo.


Memorabile nelle vesti della povera madre della "Bersagliera" Lollobrigida, devota a Sant'Antonio e pronta a tutto pur di maritare la "selvatica" e bella figliola innamorata di un timido carabiniere del Nord ma corteggiata dal galante e attempato maresciallo De Sica in "Pane, amore e fantasia" e "Pane, amore e gelosia" di Comencini e Risi. 


In alto, Vittoria Crispo con Gina Lollobrigida in "Pane, amore e fantasia" (1953) di Luigi Comencini.
In basso, con Dorian Gray in "Totò, Peppino e la...malafemmina" (1956) di Camillo Mastrocinque.


E come non sorridere al pensiero dell'energica Lucia, campagnola partita alla volta di Milano per salvare "lo studente che studia" Teddy Reno dalle grinfie della "malafemmina" Dorian Gray, accompagnata dagli zotici e mattacchioni fratelli Antonio e Peppino in "Totò, Peppino e la...malafemmina" di Mastrocinque. 


Da sinistra, Senta Berger, Vittoria Crispo e Nino Manfredi in "Operazione San Gennaro" (1966) di Dino Risi.


E ancora mamma Assunta, la mamma del ladruncolo Dudù/Manfredi che boicotta il sacrilego furto del tesoro del patrono partenopeo in "Operazione san Gennaro" di Dino Risi. Immagini, frammenti di storia cinematografica e di commedia esilaranti e immortali, resi preziosi anche dalla presenza di "femmene" come lei, spontanee e gradevoli, che la critica e la memoria artistica - non quella degli spettatori attenti e appassionati - tende spesso a dimenticare.

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