L'INNOCENZA DEL CREDERE: BUON NATALE A TUTTI!
"[Il presepe] è piccolo, ridicolo, meschino, ma lui lo vede grande come un regno e ci si perde dentro a tale segno da chiacchierare con Gesù bambino. Vorrebbe mescolarsi coi pastori poiché li sente battere quei cuori, ma le montagne sono di cartone e quei pastori sono di terracotta. Pure i Re Magi ai piedi della Grotta hanno usato la latta per corone. L'innocenza di Luca è fuori orario, il suo mondo dissolve". Sono le parole con cui Eduardo De Filippo introduce la versione televisiva del 1962 della sua commedia più amata, "Natale in casa Cupiello". Luca Cupiello, un vecchio-bambino legato alla tradizione natalizia e cieco davanti al dramma in cui la sua famiglia sguazza da tempo (tra problemi di soldi e rapporti familiari complicati), si perde tra colla, pastori, pennelli e cartone nella realizzazione di quel piccolo sogno di religiosa devozione, tanto da estraniarsi e perdere il contatto con la realtà per ritrovarlo, d'improvviso, quando davanti ai suoi occhi, tra tragicomici eventi, la verità si para in tutta la sua concretezza, svelando l'infelicità di una figlia - unita ad un marito che non ama e segretamente legata a un altro uomo - e di una famiglia che aveva cercato di proteggere il capostipite dall'amara verità.
Da questa breve sintesi di un grande lavoro teatrale, mi viene spontanea una riflessione che mi permette di spezzare una lancia a favore di Luca Cupiello, che parrebbe un personaggio negativo ma che in realtà nasconde dentro sé la vera forza del Natale, quello cristiano, vero, sincero e lontano dagli "idola" del consumismo. Luca Cupiello si perde nel suo presepe. Come racconta Eduardo, egli dialoga col bambinello, vive in mezzo ai pastori. Entra in quella sacra rappresentazione "vivendo" quel momento con sincerità, e credendo davvero che lo Spirito del Natale possa alleviare dolori e sofferenze. Ed è quello che difatti succede alla fine: quando Luca si ammala, e intorno al suo letto la sua famiglia si riunisce, si appianano tensioni. Nennillo, il figlio abulico e scavezzacollo, si riconcilia con il padre. La figlia, Ninuccia, mette da parte i suoi problemi personali. E Concetta, l'amata moglie, vede rinascere in sé l'autentico sentimento per quel vecchio rimasto bambino e ancora capace di credere nelle possibilità della vita. Perché è questo il significato autentico del Natale, è questo il messaggio che la nascita di Gesù ci invita ad accogliere. E per farlo bisogna tornare un po' bambini, come Luca Cupiello, e riacquistare parte di quella innocenza perduta. Buon Natale a tutti!
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