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 ANTONIO ALLOCCA, L'ARTE UMILE


Ha attraversato il mondo artistico in punta di piedi, e con la medesima discrezione se ne è andato, dieci anni fa, il 31 dicembre 2013, lasciando vuoto quel piccolo posto che si era guadagnato in anni e anni di gavetta. Antonio Allocca è stato un grande. La sua figura corpulenta, il suo nasone sopra i baffetti sale e pepe, la sua verve partenopea hanno impreziosito decine e decine di pellicole, ma anche molte pièce teatrali. 



Classe 1937, nativo di Portici, Allocca iniziò la sua carriera sulle assi del palcoscenico sotto la guida di Eduardo De Filippo, che lo volle con sé anche nelle primissime trasposizioni televisive delle sue commedie, come "Napoli milionaria!". Calcò prestigiose scene partenopee, fu per anni in compagnia con Nino Taranto, per poi costituirne una propria. Ma come per altri grandi attori napoletani è stato il cinema a dargli la visibilità nazionale. A partire dalla fine degli anni '70, Antonio Allocca è diventato una presenza ricorrente nel cinema, soprattutto quello brillante. 


Da sinistra, Antonio Allocca, Lorella Morlotti e Geppy Gleijeses in "Così parlò Bellavista" (1984) di Luciano De Crescenzo.


Indimenticabile nei panni di "Core 'ngrato", l'esattore della camorra che chiede il pizzo al genero del professor Bellavista/De Crescenzo in "Così parlò Bellavista". Oppure Umberto, il portinaio padre di Paolo, uno dei componenti della terribile banda degli "Intoccabili", in perenne lotta col mondo dei grandi in "Ci hai rotto papà". 


In alto, Antonio Allocca con Fabio Ferrari ne "I ragazzi della 3 C" (1987) di Carlo Risi.
In basso, con Adriano Pantaleo in "Ci hai rotto papà" (1993) di Castellano & Pipolo.


E come non citare, ancora, il professore di italiano che elargiva generosi "3" a Bruno Sacchi/ Fabrizio Bracconeri e Chicco Lazzarettti/ Fabio Ferrari nella serie cult "I ragazzi della 3 C". E potremmo ancora elencare titoli, registi e attori a cui ha amabilmente fatto da "spalla" in un trentennio di attività al servizio di un pubblico che ha sempre riconosciuto le sue grandi doti artistiche, nonostante la sua presenza si sia sempre limitata a piccoli ruoli o a figure di contorno, ma in grado di metterne sempre in risalto il talento. Al netto di tutto ciò, però, il suo talento maggiore credo sia stata l'umiltà. L'umiltà di fare grandi cose con poche pretese, l'umiltà di lasciare un segno senza mai marcarlo. L'umiltà di andar via in silenzio e lasciare un vuoto che, ancora oggi, continua a far rumore.

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