UN TURCO NAPOLETANO: TOTO' MASCHERA E SERVITORE
È vero, Eduardo Scarpetta la scrisse e tutti i più grandi attori partenopei l'hanno interpretata almeno una volta nella propria carriera: dai De Filippo (Eduardo e Peppino prima, Luca e Luigi dopo) ai fratelli Giuffré. Ma se "Un turco napoletano" - "Nu turco napulitano" nel titolo originario di Scarpetta - è oggi una delle commedie più amate e conosciute lo si deve senza dubbio a Totò. Nei panni di Felice Sciosciammocca, con il fez in testa e la battuta audace sempre pronta, il comico napoletano, magistralmente diretto da Mario Mattòli, riportò in auge la famosa maschera scarpettiana conferendole quel brio e quella modernità in più. Sono infatti trascorsi settant'anni - usciva nelle sale il 16 settembre 1953 -, eppure come tutti i film interpretati dal Principe De Curtis, "Un turco napoletano" conserva il fascino dell'immortalità e dell'eternamente esilarante.
Totò (Felice Sciosciammocca) e Anna Campori (Concettina). |
A far da spalla a Totò, tante figure più o meno note che accompagnano la triste vicenda del falso turco eunuco che don Pasquale, un facoltoso commerciante di Sorrento, padre di Lisetta, una graziosa fanciulla promessa sposa ad un "guappo" e marito di Giulietta, giovanissima seconda moglie, assume come custode delle sue "bellezze" in cambio di "1000 lire al mese, vitto, alloggio, imbiancatura e stiratura". Carlo Campanini e Isa Barzizza, rispettivamente marito geloso e moglie avvenente, si ritrovano così a duettare con Totò che (reduce da una evasione carceraria in combutta con un ladro di professione, Aldo Giuffrè) stordisce e fa sparire il vero turco (Vinicio Sofia) assunto da don Pasquale per prenderne il posto e sistemarsi.
In alto, Totò e Carlo Campanini (don Pasquale). In basso, da sinistra, Vinicio Sofia (il vero turco), Aldo Giuffrè (Faina, il socio) e Totò. |
"Io sono nato col destino di essere forte! La mia è la forza del destino!", "La donna è mobile, e io mi sento mobiliere!", ripete Sciosciammocca tra un ballo con donna Giulietta e uno con donna Angelica (Franca Faldini, compagna di Totò), oppure fa goffe avances alla cameriera Concettina (Anna Campori) mentre sgranocchia un panino farcito in cucina, oppure ancora, in mezzo a graziose e procaci bagnanti, racconta di aver inventato la danza del ventre a seguito di un fastidioso mal di pancia.
In alto, da sinistra, Isa Barzizza (Giulietta), Totò e Franca Faldini (donna Angelica). In basso, Totò con Mario Castellani (l'onorevole Cocchetelli). |
Da "inconsapevole" evirato a prode uomo beato tra le donne, don Felice si ritrova praticamente in un harem, servito, riverito e coccolato, ma poiché, venendo meno agli accordi, si rifiuta di dare metà del profitto al socio, viene smascherato davanti a tutti alla festa organizzata da don Pasquale per il fidanzamento della figlia con don Carluccio "l'uomo di ferro"(Enzo Turco), allietata dalla presenza dell'illustre onorevole Cocchetelli (Mario Castellani), presentatosi con una soubrette francese - subito riconosciuta da Totò - che egli spaccia per sua moglie. Tuttavia alla fine, tutto si risolve placidamente, perché il "turco" riesce a dimostrare la sua assoluta buonafede, liberando anche don Pasquale dal "guappo" che, rifiutato dalla giovane promessa sposa, promette ferro e fuoco per il disonore ma alla fine scappa a gambe levate davanti alla forza sovraumana del Sciosciammocca, che lo mette letteralmente alla porta. Ma a chiudere in bellezza il film sono le parole pronunciate da Totò prima della chiusura del sipario (il film è infatti una vera rappresentazione teatrale che si svolge al Teatro San Carlino nel 1904, secondo i titoli di testa): "Non voglio onori e titoli, né diventar signore. Voglio di questo pubblico, restare il servitore!". E noi possiamo affermarlo senza alcun dubbio: grazie a pellicole come questa - degne di nota altre due commedie scarpettiane, "Miseria e nobiltà" e "Il medico dei pazzi" che Mattòli realizzò con il Principe nel 1954 - Totò continua ancora oggi a "servire" il suo pubblico, grazie al suo prezioso lascito cinematografico fatto di cultura e sorrisi, continuando a mantenere alto il valore di Napoli e della sua immensa cultura.
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