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 SEMPLICEMENTE, MARISA MERLINI


 Delle attrici, spesso, si tende a sottolineare la bellezza più che il talento. E ancor più di frequente, si tende sempre a collocarle in secondo piano rispetto agli attori. Ebbene, Marisa Merlini bella lo era, nella sua verace genuinità romana, e per quanto la sua carriera si concentri in ruoli di "carattere", la sua bravura riusciva a scalzare anche protagonisti di primo piano come Totò, Vittorio De Sica o Alberto Sordi.



Nata un secolo fa, il 6 agosto 1923, nel quartiere Monteverde, Marisa Merlini si abbandonò alla luce dei riflettori dopo essere stata scoperta da Macario, che la fece esordire al Teatro Valle nel 1941. Tra gloriose riviste con Totò e la Magnani (di cui fu grande amica e superba imitatrice) e sotto la direzione di Garinei & Giovannini, la Merlini mostrò la sua esuberante e spontanea comicità sul palcoscenico prima di diventare una vera "prima donna". Però, attenzione: prima donna in un senso molto, ma molto particolare. Marisa Merlini non ha mai indossato i panni della protagonista. 


In alto, Marisa Merlini con Vittorio De Sica in "Pane, amore e fantasia" (1953) di Luigi Comencini.
In basso, con Totò in "Destinazione Piovarolo" (1955) di Domenico Paolella.


Al massimo è stata una eccellente coprotagonista, "spalla" comica di primattori d'eccezione. Eppure, ella è stata in grado di disegnare con rara efficacia figure femminili straordinarie. Levatrici, centraliniste, maestre, mogli irascibili, prostitute, madri premurose e amorevoli tutte contraddistinte da una grande dose di ironia. 


In alto, Marisa Merlini e Vittorio De Sica in "Tempo di villeggiatura" (1956) di Antonio Racioppi.
In basso, da destra, Marisa Merlini, Franco Di Trocchio e Memmo Carotenuto in "Padri e figli" (1957) di Mario Monicelli.


È stata donna Annarella, levatrice condotta, nubile e ragazza madre che fa "impazzire" il maresciallo Carotenuto/De Sica nel dittico "Pane, amore e fantasia" e "Pane, amore e gelosia" di Luigi Comencini. Ma anche Amalia, la paziente e premurosa compagna dell'eccentrico vigile Celletti /Sordi ne "Il vigile" di Zampa. E come dimenticare la moglie di Totò capostazione in "Destinazione Piovarolo" di Paolella. 


Da sinistra, Alberto Sordi, Franco Di Trocchio, Marisa Merlini e Nando Bruno ne "Il vigile" (1960) di Luigi Zampa.

E ancora si potrebbe andare avanti, citando ruoli e ruoli, più o meno noti, dove la Merlini duettava piacevolmente ancora con De Sica ("Tempo di villeggiatura", film a lei caro che le valse un Nastro d'Argento) e  con grandi caratteristi romani come Nando Bruno o i fratelli Memmo e Mario Carotenuto, con risultati esilaranti. Tuttavia, quella comicità popolare e quei film ben presto furono sorpassati da nuovi generi e Marisa Merlini cominciò ad avere sempre meno occasioni di dimostrare il proprio talento. 


In alto, Marisa Merlini con Toni Ucci nello sceneggiato Rai "Quei trentasei gradini" (1984) di Luigi Perelli.
In basso, in "Ricky & Barabba" (1992) di Christian De Sica.


Però, quando appariva, riusciva sempre a farsi valere. Come in "Quei trentasei gradini", storico sceneggiato Rai girato in un condominio custodito da Ferruccio Amendola, dove lei e Toni Ucci (altro verace romano) interpretano due anziani coniugi perennemente in litigio. Oppure nel ruolo di una anziana barbona romana madre di Christian De Sica nel film "Ricky & Barabba", diretto dallo stesso De Sica. 


Da sinistra, Marisa Merlini, Katia Ricciarelli e Angela Luce ne "La seconda notte di nozze" (2005) di Pupi Avati.


Tuttavia, l'apoteosi della sua carriera la raggiunse tre anni prima della morte - sopraggiunta il 27 luglio 2008 -, quando il regista Pupi Avati la chiamò nel ruolo di anziana zia di Antonio Albanese ne "La seconda notte di nozze". Una piccola ciliegia su una torta a più piani, farcita con talento, abnegazione e bellezza. Sì, bellezza. Perché è giusto ricordare le attrici "anche" per la propria bellezza. E Marisa Merlini era bella. Bella come la sua Roma. Bella come il suo sorriso fatto di semplicità. Come quel cinema perduto nel tempo ma vivo nel cuore.

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