JOHN FORD, IL "MAESTRO" DEL WESTERN
Spettacolari Canyon, praterie sconfinate. Mandrie bovine e violenti (secondo le leggende "bianche") pellerossa. Assalti alle diligenze e scazzottate nei Saloon. In azione, eroici cowboy senza macchia e senza paura, come l'unico, l'inimitabile John Wayne. Dal bianco e nero al colore. Questo era il suo mondo.
Un mondo in cui vivere storie appassionanti, fatte di leggi e di colt, di assassinii e di paesaggi dorati dal sole al tramonto. Di cavalcate spettacolari. John Ford ha fatto del film storico e di quello avventuroso pane quotidiano, ma è stato di sicuro il western a consacrarlo alla leggenda.
In alto, John Wayne in "Ombre rosse" (1939). In basso, in "Sentieri selvaggi" (1956). |
Dal muto al sonoro al film in technicolor, John Ford ha posato il cappello su una cinepresa che ha raccontato storie vere e immaginarie, racconti letterari e personaggi storici, il tutto con attenzione maniacale, con psicologia precisa di profili e sfumature caratteriali. John Wayne di "Ombre rosse", "Il massacro di Fort Apache", "Sentieri selvaggi", racconta un uomo e i suoi ideali, la sua idea del colonialismo e dei valori americani (da parte di un irlandese d'origini) che ha fatto del western una pietra miliare della cinematografia mondiale.
Henry Fonda e Claudette Colbert ne "La più grande avventura" (1939). In basso, James Stewart in "Cavalcarono insieme" (1961). |
Henry Fonda, Lee Marvin, James Stewart, volti "nobili" o spietati, aitanti e coraggiosi hanno raccontato con lui quell'universo fatto di assolati altipiani e radure selvagge, dove la legge si esprime a colpi di pistola. Un mondo raccontato da una prospettiva che cambierà col tempo (e a cui lo stesso Ford si adeguerà), ma che in quei film conserva quel fascino particolare, proprio delle imprese eroiche. Imprese ancora vive negli occhi di chi ama o ha amato quel genere, che a cinquant'anni dalla morte del suo "maestro" - sopraggiunta il 31 agosto 1973 -, continua ad ammaliare col suo fascino.
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