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DAVANTI ALLA KOSCINA...UN MONDO!


 Tutto è lecito "davanti alla Koscina". Ne sembrava convinto l'integerrimo vigile Celletti/Sordi, quando si ritrovava al cospetto della spumeggiante attrice alla guida senza patente, lasciandola libera di recarsi alle prove de "Il Musichiere", dal cui palcoscenico, davanti a 18 milioni di spettatori, Sylva Koscina l'avrebbe ringraziato pubblicamente. Ne "Il vigile" di Zampa, dove la bella Sylva interpretava se stessa, si concentra la plateale dimostrazione di cosa sia stata per il pubblico italiano. Un sogno dalle lunghe gambe e dagli occhi seducenti, un simbolo di femminilità audace e ironica, dolcemente sciocca e pretenziosa. 



La "commedia all'italiana", tra ragazzotti prestanti in cerca di avventure e mariti cornuti, fece di Sylva Koscina la "bambola" sexy, fustigatrice della società borghese e pudica fino all'eccesso. Eppure, ella sembrava destinata a tutt'altro. Da quella che allora si chiamava Jugoslavia - dove nacque novant'anni fa, il 22 agosto 1933, a Zagabria -, Sylva Koscina era arrivata nel Belpaese giovanissima assieme alla sorella, sposa di un italiano. 


Sylva Koscina con Eduardo Nevola ne "Il ferroviere" (1956) di Pietro Germi.

A Napoli, dove si stabilì, frequentò il liceo e si iscrisse alla Facoltà di Fisica. Dei suoi studi - mai conclusi - Sylva Koscina andava orgogliosa, in un'epoca in cui le attrici erano etichettate come "graziose" e "senza cervello". Ma dell'oca giuliva, Sylva Koscina non aveva molto. Nel 1956, Pietro Germi la scelse quale sua figlia disgraziata (rimasta incinta prima del matrimonio) ne "Il ferroviere". Due anni prima, scelta quale "Miss" della tappa napoletana del Giro d'Italia, aveva incrociato lo sguardo del maestro Eduardo De Filippo che voleva offrirle una parte in un film, anche se l'affare sfumò.


In alto, Sylva Koscina con Renato Salvatori ne "La nipote Sabella" (1959) di Giorgio Bianchi.
In basso, con Alberto Sordi ne "Il vigile" (1960) di Luigi Zampa.


Occasioni, però, di dimostrare le sue grandi doti artistiche ne ebbe poche. Tra Comencini e Zampa, Risi e Mastrocinque, Bianchi e Morassi, scherzando con Sordi o con Walter Chiari, con Memmo e Mario Carotenuto o Renato Salvatori, Sylva Koscina divenne l'effige della femminilità fatale e trasgressiva, contraria al perbenismo e alla morale comune, lasciando trapelare questa sua "maschera" anche nelle sue apparizioni televisive. "Davanti alla Koscina" tutti restavano senza fiato, perfino attori e registi di quella Hollywood che sembrava offrirle grandi opportunità e invece la illuse soltanto. 


In alto, Sylva Koscina con Walter Chiari ne "Le sorprese dell'amore" (1959) di Luigi Comencini.
In basso, con Mario Carotenuto in "Mariti in pericolo" (1961) di Mauro Morassi.





Ma tra commedie brillanti e peplum, la bella Sylva trovò in Italia la sua America. A Marino, alle porte di Roma, fece costruire una sontuosa villa degna di una star del cinema statunitense. Proprio in quella dimora sfarzosa, visse i suoi amori tormentati, sopportò la solitudine e gioì dei successi, anche se alla fine degli anni '70 fu costretta a venderla per problemi economici. Il cinema, intanto, le aveva voltato le spalle. Erano cambiati i tempi. La trasgressione era ormai sdoganata e la sua risultava quasi "ingenua". Così la Koscina, quella per cui ogni uomo avrebbe fatto follie, diventò una signora elegante, che viveva di qualche piccola comparsata e di raffinati spot in costose pellicce "da diva", presentate al pubblico ammiccando a un privilegio che poteva essere di tutte. Ma poi arrivò chi, "davanti alla Koscina", non osò arrestare il suo cammino: il cancro. Un cancro al seno che la consumò a poco a poco, portandosela via il 26 dicembre 1994. Un Male che tuttavia non riuscì a spegnere la luce del suo sorriso. La stessa luce che, ancora oggi, risplende nei ricordi di un mondo, quello di cinefili ed estimatori, che continua a venerarla.

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