YVONNE SANSON, L'EROINA DEL MELÒ
È stata una stella anzi, un'eroina. Un'eroina popolare, genuina e verace come le sue forme e il suo sguardo propriamente mediterranei. Da Salonicco, in Grecia - dove nacque il 29 agosto 1925 -, all'Italia del '43, da studentessa a indossatrice, fino ad attrice e diva, anche se per poco. Sotto la guida di Raffaello Matarazzo, tra le braccia del bell' Amedeo Nazzari, Yvonne Sanson ha fatto emozionare, invaghire, piangere, sognare.
Da ragazza perbene traviata a madre amorevole, da amante appassionata a sposa fedele, nei suoi occhi grandi e scuri, velati dalle lacrime, si specchiava un'Italia che amava il melodramma e non se ne vergognava, anche se quei film non erano molto apprezzati dalla critica (che li valorizzò soltanto dopo).
Yvonne Sanson, Amedeo Nazzari e il melodramma. In alto, ne "I figli di nessuno" (1951). In basso, in "Malinconico autunno" (1958). Entrambi i film sono diretti da Raffaello Matarazzo. |
Da "Catene" a "L'angelo bianco", da "I figli di nessuno" a "Malinconico autunno", Yvonne Sanson diventò l'emblema del coraggio femminile, della donna forte nel Dopoguerra italiano sconvolto dalla miseria, desiderosa di ricominciare a sognare. Ma la sua carriera non si limitò a quelle interpretazioni.
Lavorò con Alberto Lattuada ("Il delitto di Giovanni Episcopo"), con Luigi Zampa ("Campane a martello"), con Comencini accanto a Totò nel celeberrimo "L'imperatore di Capri", mostrandosi in questo caso una valida attrice brillante. E nonostante la commedia risultò essere nelle sue corde, è stato il cinema drammatico a consacrarla alla fama, per quanto legata al melodramma e sfumata con la crisi di quel genere, perdendo a poco a poco lucentezza e ruoli di primo piano, fino alla decisione di abbandonare le scene. Da lì, un silenzio lungo trent'anni e rottosi con la sua scomparsa, avvenuta vent'anni fa, il 23 luglio 2003. L'eroina del melò, però, quella non è mai andata via. Il suo sguardo lucido di passione e tenerezza continua ancora a risplendere sugli schermi dei ricordi per chi quel cinema l'ha sempre amato.
P. S.: questo articolo è affettuosamente dedicato a mia nonna Assunta, grande appassionata dei film di Sanson e Nazzari, che spero vivamente abbia avuto modo di conoscere Lassù.
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